Genere: Poesia

Trama:
Dall'effimero all'eterno, ovvero dall'inizio della vita alla sua conclusione; dalla giovinezza, con le sue speranze e i suoi amori, alla vecchiaia, con le sue amarezze e rimpianti. Le poesie, una dopo l'altra, seguono questo filo ideale, a volte in modo lineare, talaltra seguendo vie oscure e tortuose.

Recensione:
In questa silloge, "Dall'effimero all'eterno", Claudio Soldaini estende lo sguardo in due direzioni solo in apparenza opposte, il fuori e il dentro di sé, e lo fa con versi centrati nella pagina (formato che personalmente trovo gradevole) che sfogliano, pagina dopo pagina, l'interiorità del Poeta, prendendo l'avvio da sguardi posati sul mondo che lo circonda, come fosse un mare nel quale, una volta immersi, non è possibile non nuotare. Ecco allora una delle caratteristiche che a mio avviso distingue la poetica di Soldaini, la sua capacità di partire, nel fare poesia, dall'osservazione di soggetti o situazioni di vissuto, come se questi fossero pitture allegoriche rimandanti ad altri significati. Usa la narrazione in versi come le dita di una mano utilizzate per penetrare un frutto maturo fin nella polpa, per aprirlo spaccandolo. Allo stesso modo il Poeta seziona la realtà, la spacca, mostrandone il centro, attraverso una semplice, e proprio per questo profondissima, meditazione, che ha come cifra costante una malinconia quasi ineluttabile, residente nel Poeta e che prende forma nell'immaginazione grazie ad una energia vitale che attinge a ricordi anche di personale sofferenza.
Altro elemento importante del libro è, quindi, l'abbinamento realtà-immaginazione, un'immaginazione che s'innesta perfettamente nella realtà in soluzione di continuità, diventando essa stessa quasi reale (così appare al lettore) quando assorbe energia dalla memoria o dagli oggetti reali davanti allo sguardo del poeta. Soldaini sembra riuscire a mostrare empiricamente, nella sua poesia, come ricordo e immaginazione altro non siano che un prolungamento della realtà e viceversa, che il poeta è membrana di osmosi tra questi due fluidi a densità diversa di vissuto. Viviamo più spesso nella realtà o nell'immaginazione e nel ricordo? A questa domanda non so dare risposta, sta di fatto che il Poeta, in particolare, ci rende fluidi l'andata e il ritorno tra questi due stati esistenziali della mente.
Altro aspetto interessante della raccolta in oggetto è il fatto che l'autore è capace di importanti analisi, e quindi anche di auto-analisi, nello spazio di una sola poesia, o addirittura di un solo verso. Ma, nonostante questo, Soldaini non cade mai nella eccessiva introspezione, rischiando il solipsismo, ma doma il verso tenendolo sempre ad un livello di evidenza oggettiva davanti allo spirito umano, il quale è in continuo confronto con gli atti che scaturiscono dall'azione congiunta di mente, corpo e coscienza, fatto che può ingenerare un cosciente senso di colpa nascosto nell'ombra dell'inconscio.
Ma è la descrizione interiore ed esteriore dell'uomo moderno, quella che scaturisce da queste pagine, a rendere il testo antropologico.
I componimenti si susseguono seguendo il ritmo temporale della vita di un uomo che dovrà porsi, prima o poi, nudo davanti a se stesso e al resto dell'umanità, ed accogliere una diversa percezione di sé, prendendone consapevolezza al termine di ogni atto, reale o immaginato.
Soldaini percorre la sua storia con versi abili e coinvolgenti che hanno radici nel passato, da dove attinge ad un'acqua sorgiva e contagiosa, ed è oro, in un mondo moderno a volte strambo, deformato da assurde arie di competizione tra uomini "simili a noi", e che ci mette a disagio. L'autore ci porta prima a recuperare forze nel mondo della giovinezza, poi ci accompagna nella sua crescita fin sulla soglia della morte e oltre, lo fa dandoci la sensazione di percorrere un viaggio con un amico con cui si sta discorrendo della vita, dell'amore e della morte in un libero e reciproco scambio di riflessioni.
Molto ci sarebbe ancora da dire su questa raccolta di versi che, evidentemente, nasce da un cuore umano ricco di composite esperienze sensoriali esteriori e interiori che trovano la loro bella forma espositiva nell'arte poetica. Un libro che ho voluto rileggere un paio di volte perché la Musa che l'ha ispirato sembra non averlo fatto a una sola voce, bensì a molte voci e su toni differenti: vi sono vibrazioni armoniche fondamentali sovrapposte a dare origine all'unico suono che è la bellezza della poesia che emerge da queste pagine. Assolutamente da leggere per contenuto e forma di scrittura.
(Luisa Debenedetti)

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