Casa Editrice: Kriss - 104 pagine
Formati disponibili: cartaceo
Genere: Narrativa
Trama:
E' un racconto introspettivo, che affronta alcune tematiche sociali importanti quali la problematica dell'ansia, le sue origini e l'importanza della terapia psicologica, quest'ultima connessa anche ad alcuni eventi traumatici che possono accadere nel corso della vita e che necessitano di un supporto mirato per essere accettati. E' un racconto breve, ma autentico ed emozionante. E' presente un narratore onniscente che non solo descrive gli eventi, ma si sofferma anche sui pensieri e le sensazioni dei personaggi per condividerle con il lettore. Il testo ha una struttura ad anello, inizia e si conclude con un personaggio chiave: Irma. Tuttavia, quello principale è Clara, la figlia di Irma. Si può considerare anche un racconto di formazione, poiché il lettore percorre con Clara l'avventura del crescere, mai scontata, ma sempre affascinante.
Il racconto può essere scomposto in tre fasi temporali:
- uno sguardo al passato, in cui si narrano le storie di Irma e del marito Paolo e le reazioni di Clara alla separazione dei suoi genitori nonché alla morte della madre
- un focus sul presente, in cui si seguono le esperienze di Clara in ambito universitario/lavorativo e in ambito personale (nascita della relazione amorosa con Alessio, relazioni di amicizia consolidate e/o perdute, nascita di nuove passioni come il teatro) e si inseriscono nella vicenda nuovi personaggi o nuovi imprevisti, come il COVID
- un'intuizione sul futuro, in cui si intravede un progetto personale di Clara (il desiderio di diventare madre) e che si conclude con un incontro "immaginario" tra Clara ed Irma in un mondo parallelo rispetto a quello reale, in cui le due donne hanno uno scambio di opinioni e riconoscono il reciproco affetto, mentre Clara matura una convinzione finale rispetto alle risposte che sta cercando.
Recensione:
Un romanzo che non è un semplice racconto, ma trasposizione di esperienze di vita vera rielaborate in chiave narrativa. "Colore negli occhi" è un'opera di coraggio, accettazione e cura per chi l'ha scritto, e dono, momento di confronto e riflessione per chi lo legge.
Chiara Trevisan è alla sua prima opera, e nella sua scrittura troviamo la genuinità di chi si è gettata in un progetto nel quale crede. Nelle parole troviamo il cuore, la schiettezza, non le arti raffinate di chi fa letteratura da tempo e magari per mestiere.
Per molti versi lo stile acerbo è perfetto per questo libro, perché il lettore sente la verità, si mette al fianco della protagonista con atteggiamento protettivo e comprensivo, immergendosi nei capitoli; d'altro canto i lettori più forti, avvezzi a diversi tipi di scrittura, troveranno nella scorrevolezza un qualcosa che assomiglia al ritmo di una cronaca, più che al dinamismo vero e proprio del romanzo.
Si percepisce un distacco tra i personaggi e chi li racconta. Un filtro, probabilmente inconscio di chi scrive, atto a salvaguardare una parte di sé nel ripercorrere eventi dolorosi. C'è un vetro tra il lettore e i personaggi, che li vede chiaramente, ma non riesce a toccarli.
In alcuni momenti la narrazione è lineare, poi incontriamo paragrafi che anticipano il futuro, e ancora intermezzi dove ragionamenti e considerazioni spiegano comportamenti, mitigano considerazioni, mostrano una comprensione che è frutto di un percorso e non può avvenire nel momento presente della storia.
Lo dice la stessa autrice, quando ammette che la sua protagonista Clara, solo dopo tempo e anni, con un'altra età e maturità è arrivata a tali conclusioni.
E' un rischio comune quello di infrangere una regola importante della narrazione: Mostra non raccontare, o meglio, visto che si tratta di un'espressione tecnica narrativa anglosassone, Show don't tell.
Ovvero gli stati d'animo dei personaggi, la loro interiorità, i ragionamenti e la crescita interiore non devono essere esplicati dal narratore sopre le parti, ma mostrati al lettore con la storia, permettendo al messaggio e all'eventuale insegnamento di filtrare. Chiara Trevisan non mostra, dice chiaramente, anche troppo, anticipa i tempi, spezza il momento racconto e inserisce le considerazioni conclusive che il lettore dovrebbe essere in grado di trarre in autonomia grazie alla sola storia.
Considerazioni tecniche doverose, ma che non tolgono nulla al valore intrinseco di "Colore negli occhi", che racconta la vita, con tanti elementi che il pubblico può trovare condivisibili, comparabili con le proprie personali esperienze. E' un percorso, un cammino, che è unico nel viaggio, ma corale nella comprensione. C'è il buio, e la luce, la disperazione e la serenità, la lotta e l'accettazione, il pianto e le risa, la famiglia e i vari rapporti tra le persone, gli amici e gli amori, per poi giungere a un finale bellissimo che è una carezza delicata, non solo per la protagonista, ma per chiunque lo legga.
(Tatiana Vanini)
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