Trama:
"Che quelli i guai sono come gli aspirapolvere, se sei una persona pulita ogni tanto li devi passare per forza". Totonno, Anna, Gioggiò, Marco e Lucio sono la rappresentazione di una Napoli spossata, persone che vogliono guadagnare molto con il minimo sforzo, propensi anche a scambiare favori sessuali per un contratto a tempo determinato. Le situazioni, le scenografie e i caratteristi sono l'anima della città: esistenze normali o forse un po' sulle righe in cui i vesuviani possono tranquillamente riconoscersi. Muovendo i suoi personaggi satirici, De Silva attacca direttamente l'Italia che sta autodistruggendosi.
Commento:
Eccessivo è il primo termine che viene in mente parlando di questo romanzo: eccessivo nelle situazioni descritte, nel linguaggio utilizzato, nei caratteri dei personaggi, nei giudizi più o meno espliciti che traspaiono dalle sue pagine. Eppure, nonostante questo, Statti attento da me coinvolge perché, pur se ambientato a Napoli, ritrae perfettamente la realtà odierna italiana (o almeno, la ritrae nei suoi aspetti peggiori!).
De Silva, con i suoi protagonisti sopra le righe, dipinge un affresco del malcostume diffuso oggi in Italia, mostrandoci una serie di situazioni assurdamente caratteristiche, cioè situazioni anomale e ingiustificabili che, purtroppo, sono però diventate tanto comuni da non fare più notizia.
Ecco allora uomini e donne pronti a tutto pur di raggiungere i propri obiettivi, disposti anche a compiere reati e a vendersi (o svendersi) per droga, per un lavoro, per sesso. Ecco chi è pronto a mentire anche a se stesso, fingendo di credere in un amore che dell'amore non ha nulla, ma che offre, in qualche modo, un porto, un approdo, in una vita incerta. Ecco le meschinità, le vendette, quell'incensarsi davanti per pugnalarsi un attimo dopo dietro le spalle, quel continuo scendere a compromessi...
Vite e situazioni diverse, vicende narrate dai differenti protagonisti e viste, quindi, sempre con un'ottica differente, il risultato finale però non cambia poi tanto e quel che rimane è quasi sempre lo squallore di esistenze trascinate alla meno peggio.
Le situazioni descritte da De Silva sono spesso surreali, a tratti volutamente grottesche e riescono, così, a strappare anche qualche sorriso amaro; perché, se è vero che la realtà è quella che è, bisogna dire che l'autore non fa sconti a nessuno, né uomo né donna, facendone dei ritratti veramente pessimi (delle donne soprattutto!), ritratti che appaiono appena appena ammorbiditi dal dialogo finale tra Totonno e Anna.
Una storia che racchiude in sé tante storie, raccontata con uno stile narrativo decisamente personale che, nonostante gli eccessi, cattura fino all'ultima riga.
(Maria Guidi)
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