Trama:
Matteo ha 22 anni, una madre troppo sorda per potersi accorgere di lui, e un padre che da dieci anni se ne è andato. La relazione affascinante e terribilmente irrazionale che ha con Francesca finisce quando la ragazza decide di trasferirsi a Londra. Il tempo inizia a esser lento e deleterio. La vita torna a essere quella di una volta, quella noiosa e pesante che aveva vissuto sino a prima di incontrare quella ragazza. L'unica soluzione è quella di andare a riprendersi Francesca, quella ragazza che un tempo era capace di fargli respirare l'amore per lei e per il mondo. Dopo aver fatto una scommessa con se stesso attraverso uno specchio, Matteo parte. A Londra incontrerà gli estranei, il freddo, una ragazza di nome Chiara, ma soprattutto incontrerà se stesso. Ritroverà lentamente i suoi equilibri, le sue esigenze e i suoi bisogni, iniziando gradualmente ad ascoltarsi, e a volersi bene. Poco dopo capirà che la persona che era andato a cercare non era la ragazza di cui era innamorato, bensì quella che non amava: Matteo. La sua vita sta lentamente prendendo una piega migliore quando, durante una chiamata con sua madre, la donna gli svela che il marito l'ha chiamata dopo dieci lunghi anni, accendendo nella testa di Matteo il desiderio di potersi riprendere anche lui.
Commento:
Tutti abbiamo avuto ventidue anni e molti sanno quanto possa essere difficile "vivere" quell'età in cui tutto sembra incerto ed ogni sensazione, dall'amore all'odio, dalla felicità alla più nera solitudine, appaiono così totalizzanti da togliere il respiro, e nemmeno Matteo si sottrae a questa legge: con una madre talmente distante da sembrare un'estranea e un padre che ha abbandonato la famiglia da anni, si ritrova a fare i conti con se stesso, con i propri desideri e con le proprie paure. Prima fra tutte, la paura di rimanere solo, di continuare a provare sulla propria pelle quella terribile sensazione di abbandono che ricorda di provare fin dalla prima infanzia, la paura di non farcela da solo.
Sarà anche questo il motivo che lo spingerà fino a Londra a cercare Francesca, la ragazza dalla personalità poliedrica con cui condivideva sogni e dolori e che per inseguire le proprie ambizioni si è trasferita nella capitale inglese. Forse questo sarà l'unico rimedio per riprendersi la vita di prima, in cui Francesca era l'unico spiraglio di luce, una dimensione a parte in cui sentirsi meno soli, più protetti dal mondo esterno. Così, con il cuore gonfio di speranze, arriverà a Londra.
Londra con il grande orologio bianco e verde appeso sopra la porta di Starbucks in Victoria Station, con i suoi caffè take-away, con il freddo che ti congela il fiato, con le bancarelle di Camden Town, con la Tube sempre affollata di gente, pensieri, odori... E a Londra, ben presto, Matteo si renderà conto del vero motivo di quel viaggio: se stesso. Matteo e le sue paure. Paura di sbagliare, di mettere due piedi in una scarpa, di infilarsi la giacca prima della camicia... Troppa paura d'esser lasciato, abbandonato e usato. Paura d'essere un numero: essere sostituito per poi sostituire. Paura di avere ventidue anni, senza mai azzardare, pretendere, urlare, ridere e vivere. Vivere a ventidue anni con la noia di un quarantenne. Proprio come il suo vicino di casa, che esce tutte le sere alle due di notte con il proprio cane, per evadere da un appartamento troppo stretto per quella famiglia, per quelle urla e per quei figli.
Il viaggio come metafora del viaggio interiore, in cui la parte più difficile è riuscire ad aprire la porta, e che conduce Matteo alla meta tanto agognata: comprendere il vero motivo del suo disagio, averne maggiore consapevolezza e sentirsi finalmente in pace con se stesso. (Raffaella Galluzzi)
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