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Genere: Narrativa

Trama:
Quella mano sembrava non appartenere al dipinto. Sembrava venire da fuori, da un luogo lontano, ma non dimenticato, e prendere possesso del ritratto. Isabella non riusciva a staccare gli occhi dalla perfezione di quelle dita candide in primo piano. Le belle mani. L'eredità che accomunava le donne di casa Sforza: Ippolita, Caterina, Bianca Maria, Isabella... Bianca Maria rivolse ad Isabella uno dei suoi terribili sorrisi. Il ritratto è dedicato più a chi non c'è che a chi vi appare. Se volete, è il sofisticato gioco di un cortigiano, un indovinello. Ma se vi ponete qualche domanda in più, come ci insegna Leonardo nei suoi giochi, troverete la soluzione del mistero.

Commento:
Tra ricostruzione storica e finzione narrativa, Laura Malinverni ci trascina alla corte degli Sforza di fine Quattrocento ripercorrendo le vicende della "Tigre" Caterina Sforza, famosa a suo tempo non solo per la bellezza ma anche per il coraggio e la determinazione con i quali difese il suo piccolo stato in Romagna.
Caterina arriva alla corte di Ludovico il Moro proprio dove dieci anni prima - la sera del 26 dicembre - era stato assassinato il padre Galeazzo Maria Sforza. Arrivata a Milano, si rende ben presto conto che dietro alla congiura che portò alla morte del padre si cela la figura ambigua del Moro, fratello minore di Galeazzo Maria, tant'è vero che in una delle sue tante lettere scritte al suo confessore Caterina scrisse: "Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo". E così attraverso la veste del romanzo - che cela però un ricchissimo e documentatissimo saggio storico - conosciamo la corte del Moro, grande mecenate che si circondò di artisti e scienziati famosi. Conosciamo anche le donne della famiglia Sforza e quelle in qualche modo legate al ricordo di Galeazzo Maria, tutte determinate a mantenere vivo il suo ricordo.
"Il libro ipotizza - scrive l'autrice in un'intervista - che le donne del duca scomparso fossero legate da una sorta di patto segreto per far rivivere, attraverso simboli ed opere d'arte, il duca ucciso e dimenticato e mantenere la memoria dell'assassinio. La memoria, in questo senso, diventava anche portatrice di significati". Donne, le vere protagoniste del libro della Malinverni, spesso taciturne e dietro le quinte per dovere di etichetta, ma al tempo stesso dotate di una forza e di un coraggio al di fuori dell'ordinario. Tra i personaggi illustri de La tigre e l'ermellino compare anche uno schivo e malinconico Leonardo Da Vinci. Secondo gli studi dell'autrice - sebbene non ci siano prove concrete ma solo indizi - è molto probabile se non quasi certo che Caterina Sforza e Leonardo Da Vinci si siano conosciuti. Entrambi erano alla Santissima Annunziata a Firenze nello stesso periodo (durante il quale, fra l'altro, Leonardo stava iniziando il ritratto della Monna Lisa) e uno scritto dell'Istituto di Francia, databile intorno al 1488, riporta un'annotazione di Leonardo sul modo di scurire i capelli - "a fare capelli tanè" - che è incredibilmente simile ad una delle tante ricette di Caterina Sforza, che nei suoi Experimenti rifeririva: "A fare la barba capelli et peli et la carne humana negra benissimo: piglia scorze de noce fresche galla impalpabile meloni salvatichi et pista inseme et lassa star un di o doi cusi poi metti alanbicco et stilla et con quella acqua bagnia dove voli che fara negro benissimo".
Al di là della veridicità di questa ipotesi, il libro della Malinverni ha il pregio di leggere la storia e la politica attraverso gli occhi delle donne: destinate sin da piccole al convento o al matrimonio (la stessa Caterina si sposò poco più che bambina), legate nel bene e nel male al destino del marito, dedicate completamente alla famiglia ed ai figli. In questo panorama desolato, Caterina Sforza costituì una eccezione: bella, passionale e volitiva, ossessionata dalla politica e dall'economia, ebbe tre mariti e svariati amanti, sopportò con dignità i periodi bui e dedicò gli ultimi anni della sua vita ai suoi otto figli - in particolare al più piccolo, Giovanni dalle Bande Nere - e ai suoi Experimenti della excellentissima signora Caterina da Forlì, quattrocentosessantuno ricette che illustrano procedimenti per curare malattie e per conservare la bellezza del viso e del corpo.
Una lettura che invoglia a conoscere di più di questa eccezionale donna.
(Raffaella Galluzzi)



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