Trama:
Nei racconti di Maria Grazia Maiorino è sempre riconoscibile una voce ricorrente, un passo originale, pur nella varietà delle storie. Uno dei fili conduttori è certamente la natura, e in particolare la terra marchigiana, dal mare all'Appennino, dal profilo delle colline a quello dei paesi, con i suoi personaggi che aleggiano come numi protettori. C'è poi Ancona e il suo porto, incastonati come un "luogo pavesiano" tra desiderio di fuga e nostalgia, tra bisogno di appartenenza e rilkiano sguardo degli addii, punto di partenza per viaggi reali ma soprattutto interiori. Ne "L'America dei fari", l'assenza si fa presenza, le storie danno voce a chi resterebbe muto, magicamente, perfino gli oggetti possono parlare, e gli animali, basta osservarli con attenzione. Basta entrare in risonanza con tutti loro.
Commento:
Maria Grazia Maiorino, attraverso le sue storie ricche di ambientazioni marchigiane, regala al lettore innumerevoli sprazzi di vita.
Sono ritagli di esistenze quelle che l'autrice mostra con le sue parole, presentando i protagonisti - che siano persone o oggetti - con tocco delicato e gentile.
Un'aura di malinconia trasuda dalle pagine del libro, quella malinconia che colpisce quando i ricordi catturano la memoria e nostalgia e rimpianti tornano a galla. In effetti, tra i temi principali del romanzo il filo conduttore sembra essere proprio questo: il senso del tempo trascorso, delle occasioni vissute ma che non sono più o anche dei desideri non realizzati.
I temi che la Maiorino tocca sono diversi e spaziano dalla solitudine alle chat, dalla malattia al tai chi, dall'omosessualità all'amicizia ed alle riflessioni sull'esistenza e sulle occasioni perdute, affrontando ogni argomento con tocco leggero ma non superficiale.
Lo stile è piacevole e coinvolge il lettore accompagnandolo un po' al mare, un po' sui monti a conoscere le Marche insieme ai protagonisti di cui legge. Sono racconti su cui soffermarsi, dove non tutto è esplicitato e il non detto ha un peso notevole. Il messaggio è comunque quasi sempre chiaro, anche se alcune storie risultano appesantite dallo stile particolare che l'autrice ha utilizzato per narrarle (come, ad esempio, L'ago in fondo al mare che, sia per l'argomento che per la scelta di non utilizzare punteggiaturra, risulta un po' difficile da seguire, per quanto abbia un finale delicato e commovente).
Davvero toccante è la storia che apre il libro, Notturno per Ersilia, dalle cui righe emerge un bellissimo ritratto di donna; molto bello anche Afrodite, dove sono gli oggetti a raccontare e dar voce ai ricordi, memori del passato di chi li ha utilizzati a volte più delle stesse persone, quando la mente inizia a vacillare.
Fanno riflettere Lettera a un amico, una vera dichiarazione di amicizia nonostante la "diversità" e L'estetista, da cui trasuda tanta solitudine e il bisogno che si prova a volte, purtroppo, di "nascondersi" dietro il trucco, di indossare una maschera davanti agli altri.
Tante storie, tante vite, tutte diverse, tutte da leggere.
(Maria Guidi)
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