Trama:
Adolescenti che affrontano la prova di coraggio più temibile: crescere. Come in un gioco di ruolo, la realtà degli adulti studiata dalla mente trasformista della fantasia. Per dimostrare cosa significa diventare grandi.
Commento:
Un titolo particolare per un romanzo all'apparenza allegro e leggero ma che, ad un'attenta lettura, risulta profondo e ricco di significati. Cosa vuol dire crescere e diventare grandi? Quanto può essere difficile coniugare le esigenze e la fantasia di un bambino che sogna di essere un pirata, con le aspettative dei genitori?
Ce lo spiega Matteo Papero Tebaldi che, con la sua vocina di fanciullo, le mille spiritose esclamazioni ed il linguaggio di un bambino di "otto anni, sette mesi, quasi nove", si ritrova - per una ragazzata, come se ne fanno tante a quell'età - di colpo chiuso in casa, costretto ad andare dallo psicologo ed etichettato come "potenzialmente problematico".
Tra le canzoni del cartone animato Capitan Harlock, le corse in bici ed i tiri con la fionda insieme agli altri ragazzi, mentre la vita adulta scorre tra una vittoria a briscola del nonno, la morte di una persona cara e la presenza soffocante di una zia del tipo "te-l'avevo-detto-io!" (appellata dal nipote nei modi più fantasiosi possibili), Matteo racconta al lettore come sia difficile farsi davvero ascoltare dagli adulti, cosa che traspare con chiarezza dalle sue amare parole: "C'erano cose che si capivano nella loro semplicità. Si capivano e basta. I grandi le complicavano. Preferivo essere un bambino come ero, forse un po' potenzialmente problematico. Preferivo capire senza parlare, piuttosto che parlare per essere messo a tacere perché ero solo un bambino, irriducibile combattente, pirata mancato, incapace di capire il mondo dei grandi con cose da grandi".
Come appare facile, al contrario, venire etichettati in ruoli che non ci appartengono, che ci travolgono come in una spirale e da cui risulta poi davvero difficoltoso riscattarsi.
Una storia allegra eppure amara, nel cui finale assume un ruolo importante proprio quello psicologo inizialmente mal sopportato, che ricorda al bambino che "oltre questa porta, c'è tutto il mondo che sogni ogni mattina. [...] E, lì fuori, ci sono distese di staccionate da saltare, pugni da prendere e pugni da schivare. Continua sempre a sognare e non permettere mai a nessuno di dirti che non sei capace di fare qualcosa".
(Maria Guidi)
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