Genere: Narrativa
Trama:
"I Napoletani sono come i topi. Perché come topi deturpano il paesaggio. Perché non abitano, infestano. Non mangiano, rosicchiano. Non sono un popolo, ma un problema per il Comune, per la Nazione e per lo Stato. E per loro, come per i topi si pensa sempre a una soluzione radicale, che non arriva mai, che non può arrivare. E come i topi resistono agli stermini storici, e si adattano alle più difficili condizioni ambientali. Per non morire, come i topi, incamerano le malattie che uccidono tutti gli altri animali. le fanno proprie secondo un processo misterioso, ne diventano pericolosi portatori. E figliano. Come i topi. E ogni anno ce ne sono di più'".
"Se sono qui, aveva scritto l'amico, è per piantare le speranze dei ritorni nei miei addii".
Commento:
L'approccio a questo libro è molto particolare, perché si viene proiettati in una sorta di strano mondo di uomini/topi, che arrancano in una società opprimente e senza alcun tipo di meritocrazia.
Già dalle prime pagine ci si rende conto che l'autore, prima di essere scrittore, è un gran lettore, richiami stilistici e citazioni la fanno, infatti, da protagonisti.
L'argomento, ovvero la descrizione sotto forma di "favola" di una Scampia in pieno marasma, è delicatamente descritto ed i punti di vista dei protagonisti e di chi a loro è affiancato, sono soffocate grida di denuncia. Uno tra tanti, il punto di vista della "Fata Scamorza": "Fissata per la cenere. O meglio ancora per le ceneri. Fissazione basata sulla convinzione che da esse, cioè dalle ceneri, non solo si potesse ma si dovesse risorgere. Che nella vita, in buona sostanza, non si dovesse far altro".
E' un libro duro, che non lascia molto spazio all'immaginazione; la favola è solamente una facciata, ferma su un labile filo in contrapposizione con la realtà.
Non si tratta, forse, di una lettura adatta a tutti, ma chi dovesse iniziare, rimarrà di certo colpito e soddisfatto.
(Chiara Iacucci)
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