Trama:
Siamo a Edimburgo, capitale della Scozia, città misteriosa e mutevole, romantica e spietata, teatro quasi due secoli fa, delle efferate azioni di Burke e Hare, gli assassini seriali di West Port, che uccidevano mendicanti e senzatetto per venderne i cadaveri alla scienza. L'ispettore Robertson, a pochi mesi dalla pensione, si trova coinvolto suo malgrado nel caso più inusuale di tutta la sua carriera, un duplice omicidio che sembra emulare, nel modus operandi, i "delitti del Burking". Le vittime sono due casalinghe dell'alta borghesia e le circostanze appaiono sfuggenti come le leggende scozzesi, i falsi fantasmi e gli stravaganti personaggi che popolano le strade della città. Pazientemente, l'ispettore e i suoi detective continuano a indagare. Ma proprio quando sembrano aver messo allo scoperto le odiose ragioni che stanno all'origine dei delitti, il fiume Water of Leith restituisce i resti di un uomo avvolto come in un sudario nei brandelli scoloriti di una tenda. I labili confini tra il bene e il male, le miserie e la generosità della natura umana inquineranno profondamente il giudizio della polizia fino a confondere le indagini e la conseguente risoluzione del caso.
Commento:
Dopo il frizzante esordio con Dannati Danni, Vittoria A. prova stavolta a cimentarsi nel giallo e riesce a regalare ai suoi lettori un'avventura particolare e riuscitissima. Un peso sul petto è, infatti, un romanzo avvolgente e coinvolgente, dove le misteriose atmosfere di Edimburgo, teatro della vicenda nonché residenza dell'autrice, sono rese nei dettagli, dagli oscuri vicoli ai locali dove ha luogo lo story telling, passando per i quartieri più facoltosi dove vivono le vittime.
La trama attrae fin dalle prime pagine, dall'incontro con Barney, quindi prosegue suggestiva ed intrigante, nei capitoli successivi che - grazie ad una struttura particolare che si sposta da un personaggio all'altro, da una vicenda del presente ad una del passato - invece di confondere il lettore, gli fornisce, piano piano, tutte le informazioni ed i dettagli necessari per venire a capo della vicenda.
Quello di Vittoria è un "giallo a lieto fine", se così si può dire, perché ciascuno sembra trovare la giusta collocazione, riscuotendo il premio o la punizione che merita, in un epilogo che vede chiudersi, pagina dopo pagina, tutti i fili dell'intreccio.
Questo romanzo, però, è molto più che un semplice giallo, è un libro che parla di solitudine, che mostra gli abissi profondi in cui può precipitare l'animo umano a causa della mancanza d'amore, che descrive uomini e donne all'apparenza superficiali, ma che nascondono un grande vuoto dentro.
Ottima la caratterizzazione dei personaggi, la cui storia personale si srotola lentamente sotto gli occhi del lettore, dando loro spessore e realismo: ecco quindi che Paul e Barney, Alba e le sue amiche, ma anche Hugh ed i suoi assistenti non sono più solo nomi su carta, ma persone di cui si ha voglia di conoscere di più, persino quando si tratta di figure secondarie come Wanda e Gillian, ben definite nei tratti essenziali e con un loro preciso modo di essere.
Dalla voglia di riscatto di uno, al conto alla rovescia per la pensione dell'altro, dal desiderio di essere accettati per ciò che si è, alla follia di trasformarsi - dentro e fuori - per apparire diversi, questo è un romanzo affascinante, da ogni punto di vista: per l'analisi delle debolezze umane, per le belle descrizioni della città, per la grande ironia che l'autrice usa, insieme ad uno stile fresco e pulito, per raccontare questa storia. Davvero molto bello.
(Maria Guidi)