Trama:
La parentesi dal vissuto, il dialogo che ogni uomo o donna porta avanti con se stesso sul perché e sul come dell'esistenza, quel pensiero tanto frantumato quanto preciso su se stessi, e perciò inconfessabile, va qui in scena riflesso negli oggetti del quotidiano che l'occhio incontra nel "cerchio / chiuso di specchi e di rimandi" del proprio privato, sia esso di dolore o di gioia."
Commento:
Il titolo di questa silloge dà immediatamente un'idea sul tipo di poesie contenute nel libro. I versi di Mirko Risso, infatti, sembrano quasi dei dialoghi interiori che l'autore fa con se stesso, quei momenti di riflessione che ogni uomo ha e che mostrano (o nascondono) il proprio io più profondo.
Ogni cosa, nelle poesie di Risso, ha una precisa materialità, gli oggetti ovviamente, ma anche le emozioni, le sensazioni, i pensieri, descritti con immagini così vivide da acquisire spessore e forma: "Era il morso della neve che desto faceva il mondo,
della neve non caduta...", (pag. 23)
o ancora "Più greve dell'ombra che la reca, la sera,
con sordi spilli di luce ci sfiora...", (pag. 51).
Il libro raccoglie versi dedicati alla vita, all'amore, all'amicizia, ai nonni; versi malinconici ma anche ricchi di speranza, che sembrano scorrer via come pensieri mormorati sottovoce dall'autore, tra sé e sé.
Le poesie sono distinte le une dalle altre, ciascuna a sé stante, eppure leggendole sembra quasi di sfogliare un diario, privato appunto, che giorno dopo giorno si schiude sotto gli occhi del lettore per mostrargli le emozioni che, quotidianamente, hanno colpito l'autore. Molto delicato.
(Maria Guidi)
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