Trama:
"Meditazioni al femminile" di Michela Zanarella, edito dalla Sangel Edizioni, con foto di copertina di Dino Pedriali e prefazioni a cura di Donatella Bisutti e Giuseppe Neri, si presenta come matura testimonianza di vita dell'autrice, che si svela ai lettori tra sensazioni e atmosfere di forte intensità emotiva. Il booktrailer traduce in chiave moderna e attuale la figura femminile, impegnata nella vita sociale e alle prese con tutte le difficoltà del mondo della scrittura. Scrivere è un'arte intima e coinvolgente, ma non facile.
Commento: Recensione di Luciano Somma.
Un libro, questo di Michela, che si legge d'un fiato, e già dalla prima poesia: "LAPILLI DI VITA" restano impressi, come scolpiti su un marmo, versi come: "Voglio esplodere di te/e sapere il sapore del mare".
Versi sonori e ritmici dove è presente un eros al femminile che si snoda in una poetica ricca di nuove espressioni formali e di suggestioni tematiche. "Mi fai rispondere alla vita/ come un rossore di favola e di fiato" scrive ancora Michela proseguendo "mi cerchi in sguardi d'agosto/getti il tuo azzurro a bordo delle mie labbra."
Si potrebbe pensare dal titolo ad un'opera monotematica ma invece l'Autrice spazia da un argomento all'altro, ARCOBALENI E RUGIADE - CALDE PIUME- PADRE- MADRE tra i tanti titoli che la memoria mi riporta alla fine della interessante lettura.
In una delle prefazioni è stato fatto un accostamento con la poetica di Alda Merini, noto anch'io una similitudine di temperamento ma Michela è meno "aggressiva", meno arrabbiata, più dolce e trainante verso i viali d'un percorso a mio avviso più coinvolgente.
Oggi, sicuramente più di ieri, la poesia femminile è massicciamente presente ovunque, nell'ottocento fino a quasi la metà del novecento poche sono state le donne scrittrici o poetesse che hanno lasciato veramente un segno, una pietra miliare per le generazioni future. Oggi invece notiamo, e Michela ne è un meraviglioso esempio, che la penna femminile riesce, come alcune maschili, a suscitare nel fruitore quella emozione da brivido nella lettura di alcune belle pagine.
Concludo con la significativa chiusa della poesia: "ARIA D'OTTOBRE": "Ed io, aria d'ottobre/m'inchino a bere elemosine di terra". Siamo avidi noi tutti della carità del creato, è il nostro cibo e la nostra acqua che ci disseta in un deserto d'umanità che purtroppo spesso latita e che vorremmo più presente per la condivisione di questa nostra unica ed irripetibile avventura terrena.
(Recensione fornita dall'autrice)
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