Trama:
Qualcuno sta eliminando barboni, poveracci, randagi senza identità che hanno provato a cambiar vita lasciandosi ogni cosa alle spalle, anche il proprio nome.
Un ragno paziente e letale tira i fili di un incubo a occhi aperti in cui ragione e follia si alternano senza soluzione di continuità.
Di lui si sa solo che è spietato e geniale, un'ossessione inafferrabile che semina morte e sofferenza.
Non esistono prove della sua esistenza, ma un ispettore di polizia, contro ogni logica, decide di cercarlo e di fermarlo, rischiando la vita a ogni passo in un duello la cui unica regola è rinunciare a se stessi pur di vincere.
Commento:
Può un uomo mettere in gioco interamente l'esistenza per un'ossessione, fino al punto di dubitare della proprio sanità mentale? Può, se l'ossessione che insegue è Chimera, uno spietato assassino che agisce senza lasciare tracce, talmente accorto che nessuno ha mai scoperto né collegato i fatti... fino ad ora!
M. Smith ci mostra, attraverso il suo ispettore, come è facile scomparire, diventare invisibili per la società cosiddetta civile e, nello stesso tempo, ci fa scoprire quanta umanità possa esserci tra coloro che vivono ai margini: aiuto, sostegno materiale e morale, segni e linguaggi cifrati che consentono di orizzontarsi e ancora, persone che mettono la propria vita a disposizione di coloro che soffrono, aiutando nelle mense dei poveri e cercando di resistere al senso di colpa che, immancabilmente, colpisce per il fatto di avere una casa e un lavoro.
In un'indagine che porta l'ispettore ad annullarsi e che assume sempre più i contorni della follia, si giunge al travolgente epilogo, dove a farla da padrone sono gli eventi naturali, con delle descrizioni vivide e particolareggiate che trasmettono, con chiarezza, l'ansia e la corsa contro il tempo vissuta dai protagonisti. Io non esisto, oltre ad essere ben scritto e coinvolgere, è un romanzo che fa riflettere, per gli spunti che fornisce sulla società moderna. L'unica perplessità riguarda forse Chimera, decisamente "troppo" sotto ogni aspetto: troppo buono prima, troppo empatico, troppo preparato in ogni campo, troppo avanti rispetto a tutti, senza che sia ben chiaro come ci riesce; tutto ciò per rivelarsi, in conclusione, fin troppo umano e, come tale, votato alla vendetta, per quanto ammantata da una parvenza quasi di riscatto. Nonostante questo, però, il romanzo resta avvincente e con un ritmo narrativo sempre molto elevato. Davvero un bel giallo.
(Maria Guidi)
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