Trama:
Uno stimolante viaggio nella vasta antologia dei pensieri di François Truffaut e Sacha Guitry. Il punto che accomuna i due artisti, e su cui si sviluppa il libro, è la loro insolenza: l'insolenza delle loro osservazioni e di quelle dei personaggi dei loro film. Un'insolenza che nasce da un'assoluta franchezza nell'esprimere punti di vista inconsueti, in contrasto con i luoghi comuni più diffusi. Un'insolenza che può svelarci delle nuove verità o ricordarci, in modo provocatorio, vecchie verità dimenticate. Truffaut e Guitry: due provocatori? Sì: provocatori di riflessioni.
Commento:
C. Nutrito, autore di diversi libri volti alla comunicazione nei rapporti interpersonali, pur restando nello stesso ambito, ci presenta stavolta un testo molto diverso, basato su un originalissimo confronto: quello tra François Truffaut e Sacha Guitry, in un'interessante analisi del loro modo di porsi nei confronti della società.
Sempre ambito comunicativo quindi, ma esaminando due personaggi noti per la loro insolenza, per quell'esprimere il proprio punto di vista senza giri di parole, in modo così sincero da risultare, appunto, insolente.
I due artisti, pur non essendosi mai incontrati ed avendo alle spalle un'infanzia molto diversa, presentano parecchi punti di contatto, come Nutrito evidenzia con chiarezza: nell'amore per le donne, nella passione smisurata verso cinema e teatro e, soprattutto, in quell'essere sempre se stessi, in modo quasi smaccato, senza preoccuparsi minimamente del giudizio altrui.
Questo libro è molto lontano dalle classiche biografie; è piuttosto un'opera che parla del loro pensiero, anzi... che parla proprio con le loro voci, visto che tantissime sono le citazioni, le battute, i motti di spirito riportati. Gli argomenti sono tanti, si va dall'amore alla scuola, dalla famiglia ai critici, dal tradimento a Dio e tanto altro ancora. Mancano quasi del tutto i temi cosiddetti impegnati perché entrambi ritenevano che non fosse compito loro affrontare certi argomenti. A tal proposito, infatti, Truffaut affermava che se si ha qualcosa da dire "si farebbe più in fretta a dirlo in una conferenza stampa o in un programma televisivo... [...]. Io faccio film per affascinare e stregare, non per educare". Della stessa idea era anche Guitry secondo cui "Lo scrittore di teatro [...] deve restare un testimone vigilante, ma distaccato, se vuole essere un pittore scrupoloso".
Che a parlare fossero loro oppure personaggi ed attori cui davano voce, quel che scandalizzava la società di qualche decennio fa era quell'essere sempre sopra le righe, non conformandosi mai all'ipocrisia diffusa secondo cui certe cose non andrebbero dette nemmeno se si pensano!
Un libro davvero interessante, arricchito anche dalla presenza di altri grandi nomi; un modo davvero piacevole per conoscerli meglio.
(Maria Guidi)