Trama:
Lina ha appena compiuto quindici anni quando scopre che basta una notte, una sola, per cambiare il corso di tutta una vita. Quando arrivano quegli uomini e la costringono ad abbandonare tutto. E a ricordarle chi è, chi era, le rimangono soltanto una camicia da notte, qualche disegno e la sua innocenza.
E' il 14 giugno del 1941 quando la polizia sovietica irrompe con violenza in casa sua, in Lituania. Lina, figlia del rettore dell'università, è sulla lista nera, insieme a molti altri scrittori, professori, dottori e alle loro famiglie. Sono colpevoli di un solo reato, quello di esistere. Verrà deportata.
Insieme alla madre e al fratellino viene ammassata con centinaia di persone su un treno e inizia un viaggio senza ritorno tra le steppe russe. Settimane di fame e di sete. Fino all'arrivo in Siberia, in un campo di lavoro dove tutto è grigio, dove regna il buio, dove il freddo uccide, sussurrando. E dove non resta niente, se non la polvere della terra che i deportati sono costretti a scavare, giorno dopo giorno.
Ma c'è qualcosa che non possono togliere a Lina. La sua dignità. La sua forza. La luce nei suoi occhi. E il suo coraggio. Quando non è costretta a lavorare, Lina disegna. Documenta tutto. Deve riuscire a far giungere i disegni al campo di prigionia del padre. E' l'unico modo, se c'è, per salvarsi. Per gridare che sono ancora vivi. Lina si batte per la propria vita, decisa a non consegnare la sua paura alle guardie, giurando che, se riuscirà a sopravvivere, onorerà per mezzo dell'arte e della scrittura la sua famiglia e le migliaia di famiglie sepolte in Siberia.
Ispirato a una storia vera, Avevano spento anche la luna spezza il silenzio su uno dei più terribili genocidi della storia, le deportazioni dai paesi baltici nei gulag staliniani.
Commento:
Dopo il film di Roberto Benigni del 1997 La vita è bella, personalmente ritengo che, in tema di deportazione, questo romanzo sia quanto di più toccante e allo stesso tempo terribile, si possa trovare. Toccante, per la bravura dell'autrice nell'esprimere le forti emozioni provate dai protagonisti, descritte in modo così intenso che sembra di provarle sulla propria pelle; terribile, per il realismo nelle descrizioni, perché riesce a delineare perfettamente la paura dei deportati, l'umiliazione per i viaggi in treno ammassati come animali, lo sfiorire delle persone giorno dopo giorno, raccontando ogni cosa in modo fin troppo vivido.
L'attenzione si sposta, in questo caso, dagli ebrei ai lituani e ai popoli dei paesi baltici, in un romanzo, ispirato ad una storia vera, che si rivela lacerante e doloroso e che ridà spessore a una triste pagina del loro passato, spesso dimenticata e passata sotto silenzio.
La voce narrante è Lina, che racconta l'orrore di ciò che si ritrova improvvisamente a vivere, con l'innocenza dovuta all'età; dalle sue parole traspaiono l'incapacità di comprendere il perché di eventi immotivati e troppo lontani dal proprio pensiero per essere capiti, ma anche la voglia di lottare, di non lasciarsi abbattere e di opporsi con ogni mezzo a ciò che sta accadendo, nella speranza di tornare presto a casa. Lina dimostrerà come, anche nei momenti peggiori, sia possibile reagire trovando dentro di sé e nella vicinanza alle persone care, la forza di resistere alle ingiustizie e di non lasciarsi abbattere da un destino troppo crudele.
Ruta Sepetys, con Avevano spento anche la luna, conduce il lettore in un lungo viaggio che mostra gli orrori della guerra, della deportazione e della discriminazione razziale, ammorbidendo però la drammaticità del racconto grazie alle tante scene trasudanti umanità che descrive: il sostegno reciproco, per affrontare al meglio la tragedia; l'amore e l'amicizia, nonostante tutto ciò che accade intorno; la speranza, tenuta viva dai piccoli gesti di ogni giorno, anche da parte di persone inaspettate; il sacrificio, unico mezzo a volte per salvare le persone care e mille altre piccole cose commoventi.
Un romanzo stupendo, assolutamente da leggere, per non dimenticare e per far si che certe cose non si ripetano!
(Maria Guidi)
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