Trama:
"La prima cosa notevole è che questi piccoli componimenti leggeri, che ruotano su arguti incastri di parole, sono vere poesie: ci trovi lo sguardo attento e meravigliato che scava nelle cose in cerca di senso e di ritmo, e ci trovi anche una storia viva, narrata in sottili trasparenze. La seconda cosa notevole è la voce argentina di un parlare erotico al femminile che risulta assai innovativo: non cade dentro il gorgo ritroso e lamentoso della femmina doverosamente sofferente pure nel sesso (retaggio d'antica sottomissione e mercificazione, camuffata da famiglia e religione), ma neppure si perde all'inseguimento delle espressioni più crude o sguaiate della tradizione erotica maschile, di più collaudata (ma spesso falsa) liberazione".
(dalla Prefazione di Carlo Molinaro).
Commento:
Raccolta di poesie erotiche al femminile, la Vajthó, con brevi liriche accompagnate dai suoi schizzi a tema, racchiude il mondo dell'eros in intriganti versi ricchi, come da titolo, di doppisensi. E' importante puntar bene l'attenzione a ogni dettaglio, a partire dal titolo che a volte fornisce la chiave di lettura per quelle poche righe che, se ad un primo passaggio possono sembrare semplicemente simpatiche e spiritose, svelano - a un più attento esame - il realismo sempre presente, in entrambe le chiavi di lettura.
Poesiole, come le chiama l'autrice, allegre e spiritose, anche un po' cattive a volte, ma mai volgari, perché ognuno dei temi dell'eros è toccato con estrema semplicità; sembra quasi una raccolta di pensieri dedicati solo a sé stessa, quindi parole senza finto pudore ma anche senza vanità né alcun particolare scopo, se non quello di esprimere ciò che attraversa la mente in quel momento. Particolari.
(Maria Guidi)
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