Trama:
Questo libro è dedicato ad Arin Ahmed rinchiusa in un carcere israeliano. Ho preso in prestito il suo nome per raccontare una storia simile alla sua. Ma anche a quella di migliaia di ragazzi palestinesi e israeliani.
Arin, che ha deciso di farsi esplodere, si è tirata indietro all'ultimo momento. Forse, all'improvviso, ha scoperto che, se c'è una ragione per morire per Gerusalemme, ce ne deve essere anche una per vivere.
E' dedicato anche a quelle centinaia di soldati israeliani detenuti per essersi rifiutati di svolgere il servizio militare nei Territori ri-Occupati. E alla promessa di fare di questo meraviglioso paese una terra senza guerra.
Commento:
Israeliani e palestinesi... quante volte ci siamo chiesti cosa pensano, cosa provano, come può arrivare una persona a decidere di farsi saltare in aria pur di uccidere quelli che reputa i suoi peggiori nemici?
Questo libro, breve ed intenso, mi ha fatto riflettere, entrare nella testa di due ragazzi che, messi di fronte, si sono resi improvvisamente conto che forse la realtà non è quella che, chi li usa considerandoli solo un numero, gli ha prospettato e che (cito testualmente) "...tutti pensavano di avere ragione e invece sbagliavano. Nessuno riusciva più a fermarsi e pensare che, se la vita umana non era abbastanza sacra da preservarla con tutte le proprie forze, non lo era neanche il Dio in cui ciascuno di loro credeva".
La guerra vista da coloro che la vivono, la paura, l'ansia, l'odio, la sensazione di non aver nulla per cui valga la pena vivere, ed improvvisamente scoprire che non è così.
Semplicemente stupendo, mi ha commossa.
(Maria Guidi)
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