Trama:
Diario di un ragazzo interrotto, una storia di alienazione: chiuso nelle quattro mura di un ospedale psichiatrico, un paziente scrive ad un'amata immaginaria delle lunghissime lettere nelle quali racconta il suo passato, il suo presente, se stesso. Intrappolato nella sua prigione bianca, il protagonista si aggrappa alla memoria, cercando di ricreare l'ordine cui è stato strappato, nel disperato tentativo di conservare qualcosa di sé. Un libro intenso, colto, visionario. Supportato da una scrittura densa, corposa, quasi materica, attinge a una quantità di fonti pressoché infinita: se la musica e la pittura sono una parte consistente, il leitmotiv di questo epistolario, la parte del leone spetta indubitabilmente alla letteratura.
Commento: Come pagina bianca è un libro intimo, persino troppo, attraverso cui lo scrittore racconta la sua anima. Passato e presente, sogni e delusioni, paure e speranze, tutto è narrato attraverso le lettere alla sua amata, che forse non le riceverà, che forse non esiste nemmeno…
Anche sull'identità del protagonista c'è un velo, egli è solo "un uomo rinchiuso" che, attraverso le parole e la poesia, cerca di immaginare un futuro al di fuori di quelle mura, ripercorrendo il passato e ciò che lo ha portato a quella vita improvvisamente così limitata.
La passione per lo studio e la smania di conoscenza lo avevano, già in precedenza, isolato dal mondo, fino ad arrivare ad un punto di non ritorno. Di tutto ciò però, il protagonista si rende conto solo quando è troppo tardi, impegnato a leggere e istruirsi perché: "Quando la curiosità e l'interesse culturale si fondono diventano un propulsore inesauribile, una incontrollabile smania di sapere, come se il tempo potesse finire e privarti di ciò che ancora non hai letto". Improvvisamente relegato in una clinica psichiatrica, controllato a vista e con carta e penna razionati, si ritrova in una dimensione che non conosce e non capisce, con una sola terribile paura, peggiore della morte: che quelle cure così invasive che subisce, mortifichino del tutto il suo cervello e il suo pensiero, rendendolo un involucro quasi vuoto.
Lo stile di scrittura dell'autore è molto curato e, complessivamente, il libro è fluido e scorrevole; però, nonostante questo, è poco coinvolgente. Sarà perché si tratta di un romanzo molto introspettivo, ma l'impressione che ne deriva è più quella di un esercizio di stile che quella di emozioni reali, e solo poche pagine sono realmente toccanti.
Bello si, ma quasi freddo.
(Maria Guidi)
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