Trama:
Alba degli anni '90, alba di un giorno qualunque nella soffocante estate di Aspesia, nel ventre profondo della provincia laziale. Tra il vocio familiare della televisione e le note lontane dei Cure una è la domanda ineludibile, inevitabile, che assilla i sensi ancora confusi di Pietro: cos'è successo ieri notte? Questa domanda prende per mano il lettore e lo accompagna tra le pagine del romanzo, in una discesa agli inferi che ha le voci dei cinque protagonisti, antieroi di una generazione X messa all'angolo dalla sfiducia nel futuro, dalla mancanza di identità, dalla vita apatica in una provincia invisibile, in un cocktail nero di droghe e noia che sembra l'unica ricetta per sopravvivere all'adolescenza.
Sullo sfondo, l'Italia della precarietà, dell'instabilità lavorativa che avanza, del crollo delle religioni e dei dogmi, con le ombre di Tangentopoli che iniziano ad allungarsi fin dentro le case. Un libro che parla con i toni egocentrici e insicuri tipici degli adolescenti, con suoni grunge e dialetti aspri di paese, e con un minimalismo esistenzialista che è il manifesto delle vite di questi, e di tanti ragazzi di ieri.
Commento: Cos'è successo ieri notte? Con questa domanda si apre il primo libro di A. Fantini che, fin dalle prime pagine, trascina il lettore in una storia cruda e dolorosa. L’ambientazione è quella degli anni ’90, i protagonisti dei ragazzi di periferia il cui mondo si esaurisce nei confini del piccolo centro in cui vivono. La loro storia impatta con violenza sul lettore, in un romanzo che, con un ritmo narrativo incalzante, descrive ampiamente il senso di vuoto, la totale mancanza di aspettative, la crudeltà gratuita e le piccole e grandi violenze che regolano la vita del gruppo di adolescenti, usato come esempio per una vivace panoramica sulla realtà dell’epoca.
I problemi legati al quotidiano, la mancanza di valori e aspettative nel futuro, la voglia di spaccare il mondo che non corrisponde ai propri ideali e il ritrovarsi però con le mani legate dalla realtà, tutte queste emozioni negative trasudano dalle pagine del libro in un sentimento rabbioso che contagia e trasmette in pieno le emozioni dei ragazzi.
Molto interessante lo stile narrativo, sia per il modo diretto di scrivere, che affianca a descrizioni precise una narrazione senza inutili orpelli, sia per il linguaggio utilizzato: il dialetto, abitualmente usato all’interno del gruppo, dà quel tocco di realismo che rende credibile la trama perché, oggettivamente, in un ambito come quello descritto sarebbe poco attendibile che i protagonisti si esprimessero in modo diverso, magari in un italiano colto e educato. Un libro feroce che descrive una generazione delusa e aggressiva, nata e vissuta sulla strada e con la strada come unica maestra. Un esordio eccellente!
(Maria Guidi)
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