Casa Editrice: PaginaUno - 110 pagine
Disponibile in formato cartaceo
Genere: Narrativa
Trama:
Lui, lei e l'altra (o l'altro): è l'eterno gioco del triangolo amoroso, la cui esistenza più o meno tranquilla, e più o meno esplicita, viene però messa in questione da un evento improvviso, come la morte, o anche semplicemente la malattia di uno dei protagonisti. L'evento provoca rimorsi ed esami di coscienza che investono la responsabilità dei superstiti e sembrano rimettere in dubbio ogni cosa, i sentimenti del passato come quelli del presente, anche se non sempre poi l'epilogo è quello che l'insorgere del dubbio farebbe prevedere. Tre racconti in cui l'autrice analizza i moti dell'animo femminile e con sottile e spietata ironia, l'ipocrisia entro la quale essi sono spesso imbrigliati.
Recensione:
Questo è stato il mio primo incontro con un'opera di Edith Warthon, scrittrice americana vissuta a cavallo tra il XIX e XX secolo che, purtroppo, ha dovuto immeritatamente attendere la trasposizione cinematografica del suo romanzo "L'età dell'innocenza" per essere conosciuta dai più.
Quello che colpisce, già da questi racconti brevi, è che la lettura è inseparabile da una forma di trasgressione, ma lettura e trasgressione non sono prive di pericoli: legata al desiderio di fuga dalla quotidianità, la lettura può distorcere la percezione che il lettore ha del mondo che viene rappresentato e indurlo a soddisfare la negazione del reale.
Personalmente, ho notato che la temporanea distorsione della visione della società contemporanea da parte dell'autrice, risulta un aggiustamento equivalente alla rassegnazione, al riconoscimento della vittoria di un ambiente deludente.
I tre brevi racconti nascono dagli sviluppi di "ménage à trois", in cui la voce della Wharton è provocatoria sul tema della sessualità e dei ruoli della donna. Amore e desiderio si confrontano con l'ipocrisia della società benpensante.
Le donne descritte dalla Wharton, potrebbero essere uscite dalla penna di Jane Austen o Emily Brontë per il loro dividersi tra raziocinio e passione; inoltre, nel finale del primo racconto "Allegria in casa" io ho visto aggirarsi la figura inquieta di Hester Prynne: la lettera scarlatta non viene mostrata, non c'è la gogna, ma l'esclusione sociale e familiare incombe sulla protagonista come un macigno, e brucia persino di più.
In "Atrofia" c'è una forte dose di tensione con momenti di drammaticità e cattiveria letteraria: l'etichetta e il dovere sociale impongono un determinato comportamento che porta al dolore lacerante di non poter urlare: "Adoro quell'uomo malato che è di sopra e che non posso vedere!"
Ne "Il giorno del funerale" vi è un inizio potente che prefigura il contenuto e il tono della storia: la critica della società patriarcale. Lo stile, volutamente e riccamente implicito, mostra la miriade di dispositivi che la Wharton usa per raggiungere il suo obiettivo principale: indurre il lettore a valutare negativamente il protagonista, il rappresentante del genere maschile ritratto come un essere insensibile.
I tre protagonisti ne escono tutti sconfitti. Il triangolo, la figura perfetta per eccellenza, in questo caso è il simbolo del fallimento, del non decidere, una strada che porta a non amare mai del tutto. Inoltre, l'amore e la Morte portano obbligatoriamente a stare con se stessi, gli eventi destabilizzanti della vita come gli abbandoni, le malattie importanti o la morte, obbligano, per ironia della sorte, a fare i conti con la vita nel suo reale significato, quello da cui si cerca di fuggire.
Un esempio di grande letteratura classica.
(Luisa Debenedetti)
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