Trama:
Nervoso nella lingua e nello stile, nervoso nello sguardo che getta sulle cose, il "Transito, all'ombra" di Gianluca D'Andrea procede lungo uno stretto crinale, lo spartiacque tra io e mondo, destino individuale e storia collettiva, estrema possibilità di rappresentare o narrare e verosimile impossibilità di trovare un senso, luce e buio, dovere di memoria e dimenticanza. Il Transito è movimento, divenire, talvolta persino epico, o pura caparbia vita che insiste e non vuole finire; ma l'ombra in cui avviene quella di un acquario in cui "Passano le figure, inseguono gli eventi" e "la giustizia si sposta nello stesso / luogo, si sgrana in tempi impercettibili". Lo spazio e il tempo della raccolta hanno nomi e confini: l'Italia, tra Messina e Treviglio, il secondo Novecento e le sue crudeltà sottaciute; e tuttavia queste coordinate sfumano a tratti in altri tempi e in altri spazi più immani, biologici e geologici, se "la terra è statica in milioni di anni senza noi, ci raggiunge e vomita". E' in un simile contesto tra disperazione e speranza, che la vicenda umana dantescamente "s'immilla". (Fabio Pusterla)
Recensione:
Fabio Pusterla, della casa editrice Marcos y Marcos, sceglie di pubblicare, per la collana di poesia Le Ali, di cui è direttore, la raccolta Transito all'Ombra, di Gianluca D'Andrea, critico, editore e, soprattutto, poeta.
Cinquantuno poesie suddivise in sette parti: La Storia,i Ricordi e poi Dittico, Immagini, I Ricordi, Era nel Racconto, Zone recintate, Altro Dittico e Notturni.
Pur essendoci eterogeneità formale, il verso libero è il mezzo tecnico preferito.
D'Andrea inizia a scrivere in endecasillabi, con un abile intreccio di ritmi discendenti e ascendenti, ma subito li abbandona, in favore di schemi e versi liberi.
Ne scaturisce un ritmo meno musicale e più narrativo; la voluta assenza di rime e tecniche tradizionali favorisce la piena libertà d'evocazione di immagini a volte definite, a volte intenzionalmente confuse.
La prosasticità del verso è la peculiarità formale che irrompe di poesia in poesia e ha il culmine della propria manifestazione nel ripudio di ogni schema metrico in Braccare lo spazio, Giotto e Ritorno.
Attraverso queste non convenzioni l'autore esprime contenuti delineati, soprattutto, dai ricordi, dai quali filtra il rapporto con l'epoca in cui vive e i luoghi abitati da piccolo e quelli che abita ora.
Anche in modo ermetico, cita eventi contemporanei, descrive la quotidianità, omaggia i suoi riferimenti culturali, ma soprattutto racconta le proprie esperienze di vita.
Il lessico è molto curato, anche quando la scrittura sembrerebbe più istintiva, sapiente l'uso degli aggettivi.
Opera molto personale, sicuramente poco simbolista, a tratti di spirito romantico, influenzata dai grandi poeti della nostra tradizione, forse Carducci in primis.
Per quanto riguarda le atmosfere, invece, non possiamo che segnalare la vicinanza a Jim Carroll.
Pregevole raccolta, merita di essere letta.
Gianluca D'Andrea ha la capacità di intridere ogni verso di profonde riflessioni che proiettano la lettrice e il lettore nella propria sfera personale, spingono a rivivere le proprie memorie e a riflettere sul nostro ruolo in questa società che nell'"Ombra" sembra destinata a perdersi.
(Paolo Tognola)
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