Casa Editrice: Marcos y Marcos - 332 pagine
Disponibile in formato cartaceo
Genere: Poesia
Trama:
"Federico Hindermann appartiene a quella famiglia di poeti per i quali la poesia non è né valore assoluto e autoreferenziale né fine ultimo; al contrario, la poesia nasce dall'esperienza e dalla vita, ne elabora i dati, le percezioni, le ferite e le gioie, e, restituisce all'autore e al lettore una sorta di viatico modesto e insieme magistrale, un invito a non cedere, continuando sul difficile cammino. Un cammino lungo il quale la gioia e il terrore, per riprendere i due termini che ho scelto di indicare come bussola iniziale di questa introduzione, andranno in un certo senso relativizzati, come ogni altra cosa; a contare davvero, forse, è solo il cammino, come nei celeberrimi versi di Antonio Machado: 'Caminante, son tus huellas/ el camino, y nada más;/ caminante, no hay camino,/ se hace camino al andar'." (dall'Introduzione di Fabio Pusterla)
Recensione:
Federico Hindermann, poeta nato in Italia ma vissuto per buona parte fella sua lunga vita in Svizzera, è stato un uomo di grande cultura, praticamente sconosciuto in Italia, che ci ha regalato nell'età matura una poesia forte, vertiginosa e complessa.
La pubblicazione "Sempre altrove" raccoglie quarant'anni di lavoro, componimenti essenziali, di non semplice lettura e immediata comprensione, in cui ogni parola racchiude un mondo. Hindermann dà un'immagine di sé discreta e contenuta, che svela poco a poco la portata della sua scrittura a noi che "nati guerci", "siamo di carne viva in usufrutto". Il lettore viene irretito dal susseguirsi delle assonanza, dal gioco delle contrapposizioni tanto che viene spinto a leggere e rileggere per scoprire o riscoprire questo autore che è stato indicato come un letterato a tutto tondo. Abituato allo stare a cavallo fra più lingue, Hindermann inserisce spesso vocaboli in francese, tedesco, spagnolo e anche in dialetto piemontese.
La natura è protagonista, espressione di vita, manifestazione tangibile di un creatore:
"Dio dona la mela che mordo: perché
la gioia col rimorso d'un lutto?"
rappresentazione del punto di partenza, la nascita, e della fine, la Morte.
Affascinato dalla bellezza delle farfalle e dalla loro breve vita (o forse come gli angeli sono eterne?), libere come gli uccelli ma così leggere e sbeffeggiate dall'uomo:
"lampeggia
da ultimo in punta di spillo
infisso nel torace, ex-farfalla
dimentica delle fauci
di calici schiusi, schemi d'antere" (Il volo del lasso - 1983)
E ancora i gatti, Hindermann è particolarmente colpito dalla bellezza e dal carattere enigmatico di questi felini, a cadenza regolare compaiono elementi propri dei gatti che lo scrittore utilizza nel suo rapportarsi con il mondo, nei suoi versi raffinati, tra piante e fiori, spuntano polpastrelli rosa, punte di code, peli fulvi e musi.
"... il gatto
spampanato in poltrona
da qui ti saluta, ti augura
di meditare come lui con gli occhi
non si sa se chiusi o aperti, ma attenti
alle sortite da terra dei topi,
ai voli in cielo" (Se chiusi o aperti - 1986)
Soppesando le parole Federico Hindermann ha creato delle contraddizioni armoniose. I richiami gatteschi permettono di balzare tra questioni universali in una carezzevole visione oppositiva del mondo. Da ultimo, per la circospezione, l'attenzione ai dettagli e per l'essere in grado di graffiare; oppure per la capacità di ascoltare i silenzi e per quella di ritrovare continuamente un suo equilibrio.
Da leggere e rileggere.
(Luisa Debenedetti)
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