Casa Editrice: Lindau - 400 pagine
Disponibile in formato cartaceo e ebook
Genere: Narrativa straniera
Trama:
Da un piccolo cimitero del Connemara, di fronte all'Atlantico, si levano voci che dicono la loro su tutto e tutti: fatti personali, tragedie recenti (siamo all'epoca del nazismo e della seconda guerra mondiale), leggende popolari, guerra civile, rugby. Dialogano fra loro morti che non sono morti, e che anzi intervengono come se fossero ancora nel pieno delle loro vicende quotidiane. Sopra tutti risuona la voce di Caitríona, sanguigna vedova in perenne dissidio con nuora e consuocera, col prete, con la sorella, col mondo intero insomma. Parole nella polvere è un brulicante viluppo di storie radicate in un mondo intimamente orale, un'incessante conversazione che ripercorre le contraddittorie vicende di una comunità, tra accuse e controaccuse che parlano di proprietà della terra, di matrimoni più o meno d'amore, di debiti ed eredità. Ó Cadhain costruisce in questo modo un quadro grottesco dell'Irlanda di quegli anni, segnata dalla miseria della vita rurale e dalle tensioni politiche e sociali, oltre che dalla paura e dalla meschinità umane.
Recensione:
Come nell'Antologia di "Spoon River" di Edgar Lee Masters, tutti i personaggi di "Parole nelle polvere" sono morti. Non sono fantasmi o spiriti, sono piuttosto chiacchiere, cadaveri legati alla bara in cui sono stati sepolti, che condividono lo stesso cimitero sulla costa occidentale dell'Irlanda durante la seconda guerra mondiale.
Il libro consiste interamente nel lamento e nelle lagnanze di coloro che vi sono sepolti.
Occorre premettere che il libro possiede una forte energia ritmica, inutile cercare una trama o lo sviluppo del personaggio: sarebbe tempo perso. Procedendo con la lettura, lentamente ci si rende conto di essere attirati in un universo immaginario fatto di voci e interruzioni, discorsi frammentati, non connessi tra loro dove, all'improvviso, balenano lampi di pura chiarezza poetica in cui una frase o anche solo una mezza frase, assumono una risonanza di grande potere suggestivo.
Tutto inizia quando Caitriona Paideen, che si pụ definire il personaggio principale, appena sepolta, si "sveglia" nella sua tomba e scopre che il cimitero assomiglia a un pub affollato il sabato sera, con tutti che, uno dopo l'altro, si lamentano dei loro dolori, dei pettegolezzi locali, di un eterno pietoso sogno a occhi aperti.
Gli oratori non sono identificati, ci vuole un po' a capire chi è chi.
Una di loro, Muraed, dice: "E' come nel vecchio mondo, a parte che non vedi nulla al di là della fossa e non puoi mollare la bara. Non senti nemmeno i vivi e non sai che cosa gli succede, tranne quello che ti raccontano quelli appena seppelliti".
I personaggi non hanno alcun interesse per le questioni spirituali, le loro preoccupazioni sono quasi interamente materiali. Vecchie rivalità e argomenti fioriscono qui in eterno, piccole gelosie, rancori e insulti vengono altamente caricati, i ricordi sono spesso ripetuti e il costo delle tombe rappresenta una distinzione di classe.
Inizialmente la preoccupazione di Caitriona è sapere come sia stato il suo funerale, se sia stata seppellita nel lotto da una sterlina, in quello da 15 scellini o peggio ancora in quello da mezza ghinea, se il figlio si stia organizzando per fornirle la sua bella croce di pietra dell'isola ed è indispettita per una macchia sul sudario. In seguito non perde occasione per sputare veleno sulla sorella che ha sposato l'uomo che entrambe avevano puntato e dimostrarsi delusa ogni volta sia accertato che l'ultimo arrivato non è sua nuora. Una donna terribile sia da morta sia da viva.
Sotto terra si discute di politica, compresa la preoccupazione per Hitler (che ha anche i suoi sostenitori), della finale di football irlandese, si organizzano addirittura le elezioni fra i rappresentanti dei vari lotti del cimitero.
Cadhain si diverte a stuzzicare il lettore con il paradosso e la contraddizione, una sorta di "comunicazione indiretta" alla stregua di Kirkegaard, usando più voci e pseudonimi come per interrompere l'autorità dell'autore che, dopotutto, sarà soggetto alla medesima sorte dei suoi personaggi.
Un sottinteso, anche se incessante, tema del romanzo è la vita, o meglio, il modo in cui il decadimento mina la nostra vita biologica e quindi la nostra capacità di sopravvivenza; infatti i più feroci insulti sotto la polvere sono paragoni con la bestialità, il sesso e gli organi corporei. I cadaveri sono straordinariamente pieni di vita, sempre sul punto di esplodere, per usare una frase tipica di Caitriona (oltre all'esclamazione "Ababuna!").
Nei cadaveri parlanti vi è l'inversione di una vita vissuta: non è la morte che perseguita la vita, benś la vita che ossessiona la morte.
Il romanzo è una metafora del mondo vivente: mostra una grande sensibilità per la formazione di una comunità che trae sostentamento e sopravvivenza solo da se stessa, attraverso la narrazione e la condivisione delle proprie storie nel tentativo di dare un senso al mondo; i morti si offrono poca solidarietà reciproca, rappresentano una piccola e chiusa comunità tenace e resiliente nel suo tentativo di persistere.
Nonostante la gravità della perdita, del lutto, "Parole nella polvere" è un libro divertente, l'Autore miscela sapientemente Pathos (evocando sentimenti di pietà o dolore) e Bathos (discendendo dal sublime al ridicolo). Una tra le voci più "carnevalesche" del libro è la Tromba del Cimitero che preannuncia, usando termini pomposi, l'arrivo di ogni nuovo cadavere che di solito viene accolto da osceni schiamazzi dai suoi compagni "di morte".
Gli abitanti di questo cimitero sono come noi, spaventati, vulnerabili, ossessionati dallo status e irrimediabilmente coinvolti. Quindi siamo tutti morti viventi? Come sopravvivere? Non lasciando che i morti seppelliscano i morti.
Da leggere per la sua energia primitiva e ipnotica, un'opera geniale.
(Luisa Debenedetti)
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