Casa Editrice: Luca Riccò - 141 pagine
Disponibile in formato cartaceo e ebook
Genere: Spiritualità
Trama:
Il protagonista, dopo periodi dedicati all'impegno civile, al lavoro intellettuale, agli amori e al teatro, approda ai grandi misteri racchiusi nel corpo e nella mente che lo conducono alla presenza di una semplice donna di un'altra cultura. Questa gli rivela il profondo significato della vita, l'aspetto pratico di quel cammino cristiano, di cui aveva sentito parlare nella sua infanzia in occidente.
Recensione: "Né io né Dio" di Luca Riccò è un romanzo autobiografico. L'autore, con uno stile semplice, lieve come una piuma, a tratti malinconico come una foglia cadente, fa breccia nel cuore del lettore per la sua onestà intellettuale e perché, alla fine, quella pace che cerca la troverà e le scelte fatte, alla prova del tempo gli avranno dato ragione.
Il protagonista, Leno, già da molto giovane intraprende il suo viaggio di cambiamento: è cattolico ma deluso da questa religione che dimostra la sua ipocrisia e che intorno ai quindici anni lo fa optare per l'ateismo; è figlio di un macellaio ma ha repulsione nel mangiare carne; è costantemente in terapia per il suo modo di essere e per la percezione del mondo in contrasto con la visione comune; è chiuso a riccio in se stesso e si sente escluso dalla famiglia con cui i rapporti sono freddi.
Ogni capitolo del libro ci fornisce una tappa di questa storia personale di crescita e sviluppo.
Ci sono passaggi che lasciano perplessi, forse perché troppo grandi da spiegare, come ad esempio quando Leno racconta di una notte in cui, dopo aver raggiunto uno stato di sofferenza ingestibile e opprimente oltre ogni limite che fece collassare il proprio sé falso e sofferente, iniziò il vero viaggio di ricerca spirituale culminato nell'incontro, catartico e fondamentale, con una donna che sarà per sempre la sua guida, Biji, che lo porterà ad un radicale cambiamento e influenzerà sia i suoi rapporti familiari sia la sua vita sociale/lavorativa.
A mio avviso il libro ha due livelli. Uno pone l'attenzione su quello che c'è di falso e mutilato dentro di noi, e che genera i conflitti interpersonali, ma non solo anche le guerre tra popoli e nazioni. L'altro livello è quello della stato di illuminazione della consapevolezza, e racconta come raggiungerlo e mantenerlo. Tutti i problemi sono illusioni della mente, basta metterla a tacere osservandola come testimoni silenziosi, senza giudicare o criticare, e quel suo fastidioso brusio, quei continui pensieri negativi si smorzeranno.
Confesso che le somiglianze delle religioni del nostro mondo mi hanno sempre intrigato, e credo che Riccò abbia messo il dito sul più grande punto comune: l'amore. Non si può offendere Dio, la sua vera natura è luce, amore, compassione, protezione e donazione, non può smettere di amarci, così come non possiamo non permettere che il sole splenda su di noi. Possiamo decidere di ignorarlo, lui ci sarà sempre.
Per conoscere Dio, avere una relazione con lui, dobbiamo "lasciar andare". Mi sono sempre chiesta cosa significasse esattamente. Riccò ci dice che Dio è amore, noi siamo parte di Dio e se impariamo a "morire a noi stessi" raggiungendo la vera consapevolezza della nostra origine, allora saremo Dio in un mondo di pace e amore, lasciando andare la voce della nostra testa... rigettando la paura e la negatività... elevandoci al Dio interiore.
Potrei dire che non c'è nulla di nuovo sotto il sole, che le stesse verità vengono semplicemente dette da secoli in una miriade di modi. Nel suo "diario" l'autore sintetizza quelle verità in un modo diretto, cristallino, conciso e accessibile.
Dentro di noi ci sono due entità: la coscienza che ci nutre costantemente di informazioni attraverso i nostri sensi e il nostro intelletto e l'osservatore, sepolto profondamente dietro la prima, che ha la capacità di guardare, di fare un passo indietro e osservare, spassionatamente, tutto ciò che viene proiettato sullo schermo delle nostre menti. Questa è la grande saggezza che sottostà a gran parte del nuovo pensiero sulla coscienza: che ci sono, in effetti, due di noi, uno fuori controllo, che vive i drammi quotidiani, e uno senza tempo e immortale, il vero fiume di coscienza da cui ogni nostra vita scorre come affluente.
La vita è, ovviamente, processo. Sono convinta che la nostra capacità di sviluppare la coscienza sia proprio come la nostra capacità di sviluppo fisico. Alcune persone sono particolarmente adatte allo sviluppo di fisici di qualità olimpica, altri di noi sono capaci di raggiungere la consapevolezza trascendente attraverso lo sviluppo spirituale. La maggior parte è collocata da qualche parte nel mezzo di questi tipi di capacità: possiamo essere fisicamente sani e possiamo essere spiritualmente consapevoli. Il concetto dell'archetipo è utile: l'archetipo dell'insegnante spirituale è rappresentato da Gesù, Buddha, Maometto, ecc. Sono gli esemplari della capacità di stare vicini al fuoco spirituale. La maggior parte di noi non raggiungerà mai la sua capacità di sentire i livelli più profondi della trascendenza spirituale, ma possiamo, nonostante una vita di sviluppo, sviluppare la capacità di avere momenti di trascendenza che ci danno la saggezza di continuare in una vita che, a volte, può essere esageratamente imperscrutabile.
Consigliato a chiunque sia interessato all'argomento spiritualità e crescita personale e sia curioso di leggere l'esperienza di chi, sentendo forte in sé questa esigenza, ha raggiunto il suo scopo. Le risposte sono dentro di noi e con l'aiuto di una Guida amica e riflessiva che ascolterà senza giudizio, potremmo scoprire ciò di cui abbiamo bisogno per aiutarci a capire meglio chi siamo.
(Luisa Debenedetti)
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