Casa Editrice: Iperborea - 176 pagine
Disponibile in formato ebook
Genere: Narrativa straniera
Trama:
Solo nel suo appartamento, il professor Andersen, cinquantacinquenne divorziato, docente di letteratura all'università di Oslo, sta festeggiando con solennità il Natale: l'albero decorato, l'abito elegante, la cena tradizionale. Mentre medita sul senso di appartenenza che gli dà abbandonarsi con "semplicità infantile" a quel rito collettivo, vede da una finestra della casa di fronte un uomo che strangola una donna. Afferra il telefono per avvertire la polizia, ma poi riaggancia, non chiama, e giorno dopo giorno continua a rimandare, finché la sua esitazione si trasforma in una totale paralisi della volontà. Perché è incapace di denunciare un omicidio? Perché è sempre più affascinato dall'assassino e ne spia ogni movimento, fino al momento in cui si troveranno faccia a faccia? Un inizio da Finestra sul cortile alla Hitchcock per quello che diventa un geniale "giallo di inazione", in cui la suspense è data non dall'indagine sul delitto, ma dalla crisi del testimone e dalla sua ossessiva autoanalisi che finisce per coinvolgerci in una spirale di provocatori interrogativi. Esiste un fondamento assoluto alla morale? La letteratura e l'umanesimo sono ancora in grado di influire sulla coscienza? Non consegnare un assassino vuol dire contravvenire a uno dei cardini della società o rifiutarsi di scagliare la prima pietra? Con un romanzo esistenziale tra Cechov e Thomas Bernhard, Dag Solstad indaga sui temi di colpa e responsabilità, radicalismo e compromesso, ribellione e omologazione, chiedendosi qual è il ruolo dei valori culturali, filosofici, religiosi e morali nell'uomo e nella società di oggi.
Commento:
Ci troviamo fra le mani un libro quasi senza azione, si svolge tutto nella mente di un professore universitario metodico, divorziato, senza figli, un po' snob. La sua vita scorre tranquilla fino ad una notte di Natale, quando dalla finestra assiste, involontariamente, allo strangolamento di una giovane donna.
Inizia così un viaggio filosofico che porta ad una analisi della società moderna per riflettere sulla fondamentale differenza fra coscienza del singolo e morale collettiva. Notiamo così che c'è un profondo solco che separa quello che apprendiamo grazie ad una sorta di educazione generazionale, e quello che realmente sentiamo e desideriamo ascoltando la nostra coscienza individuale, differenza non sempre chiara a tutti.
Il professore si trova quindi a non denunciare l'assassino vivendo un blocco che non gli permette di decidere se fare la cosa giusta, moralmente corretta, cioè scegliere di muoversi come qualunque buon cittadino dovrebbe fare assistendo a un atto criminoso, oppure obbedire alle proprie pulsioni che scatenano in lui un desiderio di protezione nei confronti dell'assassino. Desiderio che nasce dalla considerazione che anche togliendo la libertà al colpevole, in ogni caso la ragazza non tornerebbe in vita, ottenendo solo ulteriore sofferenza senza alcun beneficio.
Il tempo passa e il nostro professore si accorge di avere nelle sue mani il futuro dell'omicida, si sente come Dio nel poter dare o togliere la libertà ad un uomo, vivendo così una sensazione di onnipotenza che lo riempie di orgoglio e piacere.
Un libro in tante parti poco scorrevole, ma è sicuramente un racconto intenso che spinge il lettore a molte riflessioni.
Non adatto a chi ama letture leggere.
(Norberto Loricati)
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