Casa Editrice: Creativa Edizioni - 171 pagine
Disponibile in formato ebook
Genere: Narrativa
Trama:
Tre personaggi, tre destini, un unico filo comune.
Tre storie parallele, con un solo orizzonte di riferimento.
Il Drago è uno squalo, uno che azzanna la vita, perché predatori non si nasce, ma lo si diventa. E’ il capo di un gruppo che scorrazza in discoteca tra risse e scontri senza mai voltarsi indietro.
Il Custode vive rintanato nel suo covo, come un ragno, a smerciare droga ai suoi clienti: tutti alla ricerca di quel piacere che possa rendere le loro vite meno amare.
Lo Straniero vive in Brasile, quasi schiavo in una miniera dove impara cosa significa soffrire, fino a riuscire a scappare e nascondersi dentro la foresta amazzonica. Qui incontra, finalmente il suo destino.
Recensione:
Enrico Pompeo, insegnante per devozione e scrittore per passione (così come l'autore ama definirsi) ci propone tre personaggi, interpreti di altrettanti racconti, che riescono ad incuriosire già dal titolo.
La lettura è scorrevole e agevole, il ritmo è incalzante nel primo racconto dove troviamo un protagonista cinico, arrogante, insolente, irrispettoso dei sentimenti altrui e manipolatore degli stessi. E' lucidamente consapevole delle "espressioni umane" che permetterebbero di avvicinarlo e le usa a suo piacimento lasciando gli interlocutori impietriti. Giudice impietoso delle vite degli altri, osserva tutti per trovare il punto debole da usare a proprio vantaggio. Viene voglia di scuoterlo per ridimensionarlo tale è la somiglianza con quello che viviamo ogni giorno nella frenetica quotidianità, dove i sentimenti sono calpestati dalla sete di successo e denaro.
Originale la scelta di Pompeo di far precedere i racconti da frasi tratte sia da brani del poeta-cantante De Andrè, che da parole di emeriti sconosciuti scritte sui muri: "Ogni testa dura trova il suo scoglio…" e il "nostro drago" è un uomo solo che al cospetto del suo scoglio, non riuscirà ad evitarne l'impatto. Classico esempio di solitudine travestita da una falsa idea di potere. Abusa degli altri consapevolmente per non prendere coscienza del suo fallimento personale: di giorno ha un lavoro precario, la notte lui è il capo, comanda e i suoi complici sono suoi succubi. Un interessante modo per introdurre il tema della solitudine nel mondo attuale, in cui sempre più spesso ci sentiamo numeri, non persone con un nome: il precariato e la spending review lo hanno dimostrato; il disagio sociale, il bullismo, l'esistenza del "branco" dipingono il quadro della solitudine del drago che si contrappone a quello del cinico isolamento del custode.
Ed eccoci al secondo racconto con una concatenazione dei personaggi. Non sono molti i dialoghi diretti, vi è molta narrazione, eppure sembra di ascoltarli. Questi tre racconti potrebbero essere tre cortometraggi, e colui che legge sembra stia accanto all'interprete principale osservandolo da vicino, "vedendolo".
"La follia è l'unica via di salvezza", questa la frase scelta per "il custode"; ritmo più lento, più pacato, per descrivere chi si rifugia in un posto lontano da tutto e da tutti vivendo attraverso i racconti delle vite degli altri. Parole asciutte ci presentano un uomo solo, ma cinico come il primo che descrive il mondo della droga dove ancora una volta il denaro regna sovrano, anche nei posti in cui la natura dovrebbe riportarci all'essenziale.
Bella la descrizione paesaggistica del Brasile nel terzo racconto che si contrappone con violenza alla denuncia della schiavitù, del traffico di diamanti, di armi e di organi. Pompeo, falegname della parola, come si è descritto in un'intervista, costringe a pensare, a riflettere su temi che sembrano lontani dalla nostra quotidianità.
Originalissima la scelta dell'autore di terminare la sua opera con le parole iniziali.
La chiave del successo di un libro sta negli interrogativi che il lettore si pone quando giunge all'ultima pagina, al termine della lettura.
L'autore vince se riesce a scavare nell'intimo di chi legge, come in questo caso.
(A. M.)
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