Casa Editrice: Lulu - 34 pagine
Disponibile in formato ebook
Genere: Saggio
Trama:
Un popolo che non sa stare al bar, non sa stare al mondo.
Mi chiamo Michele Verdi, sono un investigatore privato, tabagista e semialcolizzato. Amo il rock, detesto la tecnologia invasiva e se posso, non faccio un c.... Dopo trent'anni passati quotidianamente al bar mi sento di dover dire qualcosa ai Signori Clienti:
Non ce la faremo mai.
Meritiamo l'estinzione.
Recensione:
Una scelta veramente particolare quella di Michele Verdi, che decide di descrivere in queste poche pagine il comportamento di uomini e donne quando varcano la soglia di un bar. A suo dire pare che la gente si trasformi completamente, ovviamente in peggio, lasciando all'esterno le buone maniere e la capacità di raziocinio.
L'autore inizia analizzando ciò che il barista non è (e che invece i clienti vorrebbero che fosse): non è uno psicologo (quindi non bisogna rivolgersi a lui per raccontare i propri problemi), non è un medico (quindi non bisogna lamentarsi per dolori e malanni), non è un cambiamonete (per questo esistono gli sportelli bancari), non conosce orari di treni e mezzi pubblici (quindi non bisogna chiedergli informazioni)... l'elenco va avanti per arrivare a concludere che il barista non sa tutto di tutto.
L'idea dell'autore è stata quella di scrivere un testo un po' inusuale, capovolgendo l'angolo di osservazione, cioè le cose non vengono viste con i soliti occhi del cliente, ma una volta tanto ci viene offerta la possibilità di vedere il mondo con gli occhi del gestore di un bar, tentando di dare anche qualche indicazione su come ci si dovrebbe comportare in un locale pubblico per non arrecare danno agli altri.
Le vicende raccontate sono tante e varie, alcune sembrano icredibili ma, si sa, la realtà spesso supera la fantasia.
Fra le righe si scorge anche il tentativo di esporre questi episodi in modo spiritoso ed umoristico (per quanto l'idea non è certamente originale, ricalcando il più famoso "Bar sport" di Stefano Benni), ma questa seconda finalità viene subito messa all'angolo da un linguaggio volgare, aggressivo, quasi violento, Verdi si rivolge al lettore sferrandogli un cazzotto in pieno volto, come se volesse approfittare di questa occasione per dare sfogo a tanta rabbia tenuta repressa a malavoglia.
Lo schema è semplice e diretto, poco più di trenta pagine che in ogni paragrafo affrontano un argomento specifico, trattandolo in modo tale da non lasciare il benché minimo spazio per opinioni o interpretazioni personali.
Sconsigliamo la lettura a chi fosse particolarmente sensibile a un linguaggio che, invece della punteggiatura, usa volgarità e sconcezze, chi invece non avesse di questi problemi, potrà sicuramente apprezzare fra gli episodi raccontati qualche simpatica descrizione in cui, con un po' di autocritica, è possibile riconoscersi.
(Norberto Loricati)
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