Casa Editrice: Newton Compton - 334 pagine
Disponibile in formato cartaceo e ebook
Genere: Thriller
Trama:
Noah Sadler e Abdi Mahad sono due amici inseparabili. Per questo motivo, quando il corpo di Noah viene trovato in un canale di Bristol, il silenzio di Abdi è inspiegabile. Perché non parla? Il detective Jim Clemo è appena tornato dopo un congedo forzato che l'ha allontanato dal suo ultimo caso e la morte di Noah sembra l'incidente perfetto con cui tenerlo occupato. Ma ben presto quello che sembrava un gioco tra ragazzi finito molto male si trasforma in un caso che accende il dibattito pubblico: Noah è inglese, Abdi un rifugiato somalo. La tensione sociale, la paura e la rabbia cieca degenerano velocemente a Bristol, mentre le due famiglie combattono per ottenere le risposte che cercano. Non sanno quanto sarà lunga la strada per capire che cosa è successo davvero, né sono preparate all'orrore che dovranno affrontare. Perché la verità spesso può fare molto male.
Recensione:
Era il mio migliore amico è un thriller dall'intensità unica, che tocca emotivamente nel profondo.
All'apparenza la trama è di una semplicità disarmante: due ragazzi escono una notte all'insaputa di tutti. Una bravata. Uno torna in stato di shock, l'altro finisce in ospedale. Incidente o atto criminoso?
Un caso tranquillo per il ritorno in servizio dell'ispettore Clemo. Nulla di più sbagliato.
Perché il ragazzo in ospedale è bianco, ricco e malato terminale di cancro, l'altro sano e immigrato somalo, senza dimenticare i fatti che in sottofondo complicano e ingarbugliano un caso che aizza i media come un branco di lupi su una preda ferita.
Un thriller che indaga vari sentimenti: l'amicizia prima di tutto, ma anche le emozioni di chi è giovane e non potrà invecchiare, l'egoismo involontario di chi si sente inferiore perché malato e la prigione di chi gli è amico e sceglie di stargli accanto non per pietà, ma per il valore personale, andando oltre i ricatti morali e le difficoltà.
L'autrice dà anche una visione chiara del dolore dei genitori, così protesi a salvaguardare la vita del figlio da accorgersi di non conoscerlo come persona con i suoi pregi, i suoi difetti, le sue volontà.
Un romanzo che non parla solo del dolore della malattia, che dedica le sue righe anche alle violenze dei campi profughi, alle atrocità che segnano tante vite coinvolgendo anche chi crede di non averci avuto a che fare.
In tutto questo bagaglio emozionale, troviamo un libro con una trama fitta da districare, dotato di un ritmo ben cadenzato che non appesantisce una lettura su temi tanto difficili.
I personaggi sono assolutamente superbi, ben descritti nelle loro diversità, mentre ci parlano a turno e ne scopriamo i punti di vista e i pensieri, vedendoli come persone con sfaccettature che vanno oltre la carta che li fa vivere.
Le ultime parole sono di Noah e Abdi e sulla loro amicizia, perché al di là di tutto erano davvero migliori amici.
(Tatiana Vanini)
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