Casa Editrice: Marsilio - 133 pagine
Disponibile in formato cartaceo e ebook
Genere: Storia e informazione
Trama:
Protagonista di questa storia è un contadino toscano di vent’anni che si è sempre dichiarato "fuori dalla contesa" e non ha scelto di unirsi alla resistenza. Nella primavera del 1944 Elio assiste a uno scontro tra fascisti e partigiani. Tra questi, due restano feriti. Quella sera vengono portati alla sua cascina. Nonostante il coprifuoco, Elio è deciso a salvarli. Attacca i buoi a un carro e nella notte percorre molti chilometri per portarli al sicuro. Quando fa ritorno a casa, la trova circondata dai fascisti. Qualcuno ha fatto la spia. Elio sa chi è stato. Viene imprigionato e torturato, ma non parla. Internato a Fossoli, poi a Bolzano-Gries, è deportato a Mauthausen. Dopo alcuni giorni al campo principale, finisce nell’inferno di Gusen. La dura prigionia non lo piega e anche nel lager la sua condotta rimane coerente: aiutare chi può a sopravvivere è un punto fermo.
Dopo la liberazione, Elio riprende lentamente la sua vita in campagna. Incontra spesso chi lo ha tradito e fatto deportare, ma sceglie di non denunciarlo. Non protesta nemmeno quando il suo nome sparisce dalle commemorazioni della battaglia di Montorsoli e il suo atto eroico cade nell’oblio. Dimenticato da molti, muore nel gennaio del 2004. Frediano Sessi restituisce alla memoria collettiva una storia di resistenza civile rimasta nascosta sotto la polvere del silenzio. La vicenda di un uomo per cui resistere non ha voluto dire schierarsi ma "rischiare la propria vita per proteggere altri che non facevano parte della sua famiglia e dei suoi amici o conoscenti".
Recensione:
Vorrei iniziare con una citazione biblica (Proverbi, 24, 16) Septies enim cadet iustus et resurget, impii autem corruent in malum "perché il giusto potrà cadere sette volte ma si rialzerà, mentre gli empî precipiteranno nel male"
Ecco, Elio in questo senso era un uomo giusto. Un uomo semplice, temprato dalla vita contadina e dalla morale che la terra, il viverle a stretto contatto, dà a chi impara anche ad amarla e rispettarla.
Non è un eroe, non lo vuole essere, lui è stato scartato dalle liste di leva perché imperfetto (aveva perso un occhio da bambino), per qualcuno, nel clima di allora, poteva essere bollato di codardia ma lui era tranquillo e felice. Elio sapeva che andare a combattere senza convinzione non significava essere "uomini" e poi la guerra era già entrata prepotentemente nelle famiglie di tutti, anche nella sua.
Si potrebbe pensare: "Ecco un altro scritto sulla resistenza!", no, non è così. L'autore si basa su documenti e testimonianze storiche ma non scrive un saggio, no, racconta con un linguaggio semplice e chiaro l'esperienza di un uomo che ha fatto quel che si doveva fare in quel preciso momento, che non è mai venuto meno ai suoi principi, che è sopravvissuto alle bestiali violenze fisiche e psicologiche, alla paura alleviata dalla solidarietà creatasi coi compagni dei vari campi di reclusione e che ha accompagnato ogni attimo della sua vita di deportato.
Inizialmente era la terra a dargli conforto poi solo la sua forza di pretendere di tornare a casa.
E, quando a casa ci ritorna, cambiato nel corpo ma non nell'animo viene festeggiato, rivede chi l'ha tradito ma non lo giudica: era la guerra.
Elio ha sviluppato in sé l'ideale di una società degli uguali, di una società più giusta ma non sarà così. Le storie come la sua non saranno altro che storie, chi non ha combattuto non meriterà favori o riconoscenza, anzi. La politica non si interessa a quelli come Elio, a chi è "solo" un giusto.
Posso dire di aver avuto la fortuna di poter ascoltare dal vivo racconti di chi ha vissuto storie come quella di Elio, anche di chi ci ha messo una vita per cercare di dimenticare che per un periodo non era stato altri che un numero impresso sul braccio.
Se fossi un'insegnante proporrei la lettura di questo libro ai miei studenti, ai "millennians" che hanno tanto bisogno di esempi positivi, ma anche a chi si chiede cosa sia la giustizia.
Personalmente ho vissuto il testo, ci sono entrata fino a provare quasi un dolore fisico e psicologico nel leggere l'esperienza di Elio Bartolozzi, per questo ringrazio l'autore che dice, abbozza, anche se a chiare linee, le descrizioni delle situazioni e lascia al lettore la libertà di elaborarle.
(Luisa Debenedetti)