Casa Editrice: Autopubblicato - 185 pagine
Disponibile in formato cartaceo e ebook
Genere: Umoristico
Trama:
Giampiero, un ragazzo grassoccio e barbuto, combatte da sempre con svariate turbe intestinali. Nei confronti di questa sua peculiarità, che gli è valsa una reputazione un po' così, ha un atteggiamento ambiguo: a volte lo imbarazza terribilmente, altre gli dà un'intima soddisfazione. Quando per esempio si ritrova nel bagno cieco dell'amico Fazzoletto, si fa un selfie e ne esce ringalluzzito. All'autorimessa, braccato dal cane Chopper, si spaventa a morte e rimane paralizzato. Sul treno gli viene un attacco d'ansia perché si è dimenticato di obliterare il biglietto, e, nascosto nel bagno per paura di essere scoperto, finisce col cagarsi addosso. Tormentato da peripezie assurde, si dimena per vivere comunque una vita normale, tra un lavoro noioso, amici balzani e Veronique, una ragazza di cui si infatua perdutamente. Corteggiandola in modo serrato, tenta di ritrovare sé stesso, e spera in una riscossa definitiva.
Recensione: Confesso che ho stercato è un libro particolare, grottesco e surreale.
Si apre con una prefazione che non racconta cosa si andrà a leggere, ma è un'avvertenza al lettore. Facendo il punto sulla differenza tra scrittori e scriventi e mettendosi in quest'ultima categoria, l'autore avverte che se le pagine che seguono non piaceranno e/o si riveleranno una perdita di tempo, lui aveva avvertito. Un Ponzio Pilato letterario.
Al via con il libro vero e proprio, nella prima parte conosciamo Gianpiero e i suoi ricordi sulle vere protagoniste dello scritto: le sue feci. Descritte con dovizia di particolari articolano delle pagine forti, tra situazioni assurde, dove ironia e buon gusto non vanno di pari passo. Una lettura sconsigliata a coloro che hanno l'abitudine di intrattenersi con un libro mentre pranzano.
Nella seconda parte le tribolazioni intestinali di Gianpiero volgono al presente. Meno incentrato sulle deiezioni e flatulenze del nostro soggetto, c'è maggior ironia, ma velata da una sorta di amara tristezza mentre Gianpiero si mostra filosofo, più profondo e riflessivo su se stesso e sul modo di rapportarsi con la società.
I guai non lo abbandonano e partendo da vicende iniziate in normalità si va a finire sempre con l'entrata in scena della grande protagonista e di un paio di mutande da buttare.
La scrittura in sé è brillante e scorrevole. Ogni tanto ci si imbatte nelle illustrazioni sobrie e piacevoli di Eleonora Capobianco di qualche momento saliente e l'argomento dimostra una sua particolare originalità e fantasia nella costruzione delle varie peripezie.
C'è sincerità nel titolo e quindi cosa si andrà a leggere lo si capisce chiaramente.
Come recita il detto, De gustibus non disputandum est, e se il libro non dovesse piacervi... eravate stati avvertiti!
(Tatiana Vanini)
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