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Non mordere la mano che ti nutre
di Andrea Marchi


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    Casa Editrice: Abel Books - 144 pagine
    Disponibile anche in formato ebook




  • Genere: Narrativa

    Trama:
    "Il gatto si avvicinò all'orlo del tavolo e due mani lo trattennero prima che saltasse giù. 'Fermo, buono micio, buono'. Il ragazzo alzò l'animale per la pancia e se lo rimise sotto gli occhi, riprendendo l'ispezione del pelo, in cerca di zecche o quant'altro. Adorava quell'ultima canzone. Spense la radio, perché le riecheggiasse liberamente in testa, senza interferenze."
    Un lungo racconto ambientato nella periferia italiana tra nuovi cittadini e vecchie violenze. Una storia appassionante e coinvolgente.

    Commento:
    Un libro che, con uno stile fluido e diretto, usa un bel racconto per toccare il tema dell'integrazione sociale sotto vari punti di vista.
    Troviamo un quattordicenne qualunque che vive i suoi primi momenti di ribellione in famiglia, con un padre poco presente e di mentalità "chiusa", ai limiti del razzismo, e una madre che vorrebbe farlo crescere secondo i propri schemi ignorando il bisogno di individualità del ragazzo.
    Con la sorella vive invece un rapporto a fasi alterne: di complicità, facendo fronte comune, quando il contrasto è con i genitori, mentre appaiono differenze e conflitti fuori dall'ambito familiare dove lei (di due anni più grande) inizia a vivere i primi amori e vuole la sua indipendenza.
    Il ragazzo si sente diverso dalla massa dei suoi coetanei e questa diversità gli crea dei problemi con amici e compagni di scuola. Si trova solo, o meglio, in compagnia di se stesso, infatti da un certo punto in avanti le voci si sdoppiano e la mente fa i conti con la coscienza, entrambe con una propria voce e con una propria idea. Vediamo quindi che lui da solo sente di star bene, anzi meglio che in gruppo, soprattutto se la compagnia prevede atti di bullismo dei ragazzi più grandi che hanno già fatto le prime esperienze sessuali, cosa che crea il vero confine con chi, come lui, non ha mai avuto una ragazza. Pretesto, questo, per dubitare della sua "normalità" additandolo come un omosessuale e, quindi, per emarginarlo da gruppo.
    Parallelamente vediamo un'altra storia di emarginazione, quella di un ragazzo di colore, immigrato con la sua famiglia, deluso da come viene trattato a scuola, dove non trova dei veri amici ma solo persone pronte a "catalogarlo" senza neanche conoscere la sua storia.
    I due ragazzi quindi, pur se in modo diverso, si ritrovano entrambi emarginati dal contesto in cui vivono e questo li unisce facendoli diventare amici. Entrambi possono imparare qualcosa da questa conoscenza reciproca che inizia solo marginalmente e pian piano si approfondisce coinvolgendo l'uno nella vita dell'altro, scoprendo che il destino li aveva già uniti da un segreto comune, ed ecco che la storia cresce di interesse racchiudendo al suo interno un giallo che mantiene alta la curiosità del lettore.
    I temi trattati lasciano spazio a discussioni su quei pregiudizi, piccoli o grandi, che facilmente si riscontrano nella nostra società che tende a globalizzare e a volere tutto omogeneo, mettendo ai margini il "diverso", sia esso un omosessuale o un immigrato. Ad esempio, per noi è facile pensare che un immigrato africano possa solo arrivare da un piccolo villaggio, attraversando il mare con un barcone, ed aver vissuto sempre di stenti, senza nessun tipo di scolarizzazione. Ci viene difficile pensare che queste persone, invece, potrebbero arrivare in aereo, aver vissuto nell'agiatezza in una grande città ed aver studiato, ma che poi una guerra li ha costretti a scappare da un luogo che amavano e che mai avrebbero abbandonato se solo lì ci fosse stata la possibilità di un futuro dignitoso.
    Il libro non propone soluzioni ma spunti di riflessione, facendoci vedere come il disagio di una persona "diversa" può essere lo stesso, sia per chi è nato e vissuto in un paese del laborioso Nord-Est italiano e sia per chi arriva nel nostro Paese con la speranza come unico bagaglio.
    Lo stile di scrittura, va detto, rimarca il dialogo quotidiano della strada, il gergo delle nuove generazioni, anzi ancora più spinto in quanto buona parte del libro è formato dai pensieri del ragazzino protagonista, e i pensieri, si sa, sono anche più liberi e disinibiti della parola.
    Il finale arriva a sorpresa e spiazza per il progredire degli eventi, ma mostra chiaramente il livello di disperazione a cui può arrivare una persona che ha sempre dovuto reprimere tutti gli istinti vivendo al margine e, quando svaniscono anche i sogni, con essi si dissolve anche ogni possibilità di perdono, lasciando solo un desiderio di rivalsa e di giustizia per tutto ciò che è sempre stato negato.
    Insomma un bel racconto, all'apparenza banale ma denso di significato.
    (Norberto Loricati)



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