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Genere: Narrativa

Presentazione:
"I Nocera erano cinque fratelli. Vivevano tutti insieme, con la madre Assunta, nell'acquedotto comunale di Cigliano, perché una casa non ce l'avevano e, se pure ce l'avessero avuta, nessuno li voleva per vicini, in quanto sporchi, farabutti e rompicazzo... Salvatore, detto Totò, era il maggiore dei fratelli: ventisei anni, basso, con la testa grossa, sproporzionata, i capelli ricci, e uno sguardo torvo, sempre pieno di corruccio e di risentimento. Solo a guardarlo faceva paura. Era lui la vera autorità in casa: i fratelli lo temevano e gli obbedivano. Tutti, tranne Rosario..."

Salvatore è un teppista, un delinquente, arrabbiato con la vita e con se stesso, cattivo con tutti, contraddittorio e impavido. In casa, ormai, è ai ferri corti con Rosario: i due fratelli, attraverso gli anni, hanno maturato un sentimento reciproco di odio, profondo e irreversibile; ora sono in aperta competizione per il primato all'interno della famiglia e Rosario, per accattivarsi i fratelli più piccoli, li sta trascinando verso la delinquenza, cosa che fa infuriare Salvatore.
Poi ci sono Gianni e Alberto, due adolescenti inetti, infelici, egoisti, contro cui Totò ha giurato vendetta per un presunto sgarbo; e Flavio, un ragazzo mentalmente ritardato, al quale i due hanno fatto credere che...

"Il mondo finisce al Caffè torrefazione; così avevamo detto a Flavio. Al Caffè torrefazione, ove termina via Italia e termina Vercelli, prima che il ponte sulla Sesia, incurvandosi lievemente, precipiti nelle campagne vaste di granturco e di risaie. Lì finisce il mondo. Oltre il limite, tutto è buio, sempre, anche di giorno, anche quando il sole sfolgorante dell'estate inaridisce e sbriciola l'asfalto. Cosa c'è, al di là di questa soglia estrema dell'universo? Il nulla, il vuoto, lo zero zero zero, senza fine..."

I destini di questi personaggi - e di tanti altri, che entrano successivamente in scena - si intrecciano e si compiono tragicamente una sera di aprile del 1977. Totò si reca a Vercelli con l'intenzione di dare una lezione a Rosario; ma vi incontra inaspettatamente Gianni e decide di sfruttare l'opportunità di vendicarsi di lui: quanto a Rosario, potrà punirlo anche in un altro momento. Gianni, braccato dal suo avversario, tenta disperatamente di porsi in salvo.
Ha così inizio una incalzante sequenza di fatti drammatici, talora paradossali, a tratti anche comici, che sconvolgeranno per sempre l'esistenza dei protagonisti e li costringeranno a prendere veramente coscienza di se stessi e della propria vita.
Totò ucciderà un uomo - un poliziotto ubriaco che cerca di difendere Gianni - cosa che lo turba profondamente e lo induce a meditare sulla sua vita infame, fatta solo di violenza e odio. Nei suoi ricordi riaffiora anche l'oltraggio recato alla madre, che ha abbandonato in ospedale, senza più andare a trovarla, lasciandola morire da sola.
"Era morta, sua madre. Già. Era rimasta per due mesi in ospedale, sola, abbandonata, nella stanza dove c'erano un uomo in coma e una donna deficiente, aspettando invano che i suoi figli l'andassero a trovare. Tossire e scatarrare? Sempre di più. Parlare? Sempre di meno. Piangere: questo sì, spesso. "Signora, che cos'ha?", chiedeva l'infermiera; e lei: "Niente, niente". Altro che niente; piangeva per i figli suoi, scelleratissimi, che l'avevano scaricata come un cane in autostrada, piangeva perché non sperava più che sarebbero venuti, e si chiedeva invano perché, perché, ma perché fanno così. E piangeva...."

Totò, così, matura a poco a poco una decisione estrema.
Il finale? Il finale non può che essere dopo il Caffè Torrefazione, all'estremità di Vercelli, là dove finisce il mondo. In questo luogo fatidico i protagonisti della storia - Totò Nocera, l'odiatissimo fratello Rosario, i ragazzi Gianni e Alberto, e Flavio, il demente - si ritroveranno, tutti quanti, chiudendo definitivamente i conti tra di loro.

Il mondo finisce al Caffè Torrefazione: non è una fantasia, e neppure una metafora. E' la concreta verità dell'esistenza, nel senso che la vita pone agli uomini dei limiti assolutamente invalicabili. Per Totò Nocera il limite è la sua anima violenta, per Gianni la propria debolezza e vigliaccheria, per tutti gli esseri umani la propria natura e la propria mente - in una parola, la propria persona. Il mondo, insomma, finisce sempre, in ogni istante, al Caffè Torrefazione come in ogni altro luogo, ogniqualvolta sperimentiamo l'impossibilità di essere diversi da quel che siamo.

La vicenda di questo romanzo è tragica, nel senso più profondo del termine, ma è raccontata con leggerezza, alternando brani drammatici ad altri in cui prevale l'ironia o addirittura la comicità aperta.

IL ROMANZO HA VINTO LA XIX EDIZIONE DEL PREMIO LETTERARIO "L'INCONTRO" (2014)



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