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Genere: Giallo

Trama:
Marzo a Copenaghen, un giornalista senza nome, flâneur dei bassifondi e detective per il vizio di trovarsi sempre nel posto sbagliato, sta per recuperare un po' di fiducia nell'umanità quando si imbatte in un ricco collezionista d'arte con un coltello piantato nella schiena. Nessun indizio nel suo lussuoso appartamento, a parte due quadri spariti, un Pollock e un Léger, ma la polizia scopre ben presto i sentimenti più che paterni che legavano il mecenate a un giovane pittore, suo ultimo protetto. Quando il ragazzo sparisce senza riscuotere la sua immensa eredità e i cadaveri cominciano ad aumentare, tutte le tracce portano dai quartieri alti ai vecchi vicoli a luci rosse della città, dietro le porte sempre chiuse di un misterioso night club. Poeta metropolitano e virtuoso della penna, fonte inesauribile di immagini folgoranti che brillano di uno humour geniale e amaro, Dan Turèll è entrato nei classici del giallo nordico come il Chandler danese. Amico di sbirri e prostitute, con lo sguardo smaliziato di chi ha visto quelli che si sporcano le mani e quelli che muovono i fili dall'alto, il suo giornalista senza nome ci trasporta in una Copenaghen hard boiled anni Settanta, tra inquieti teppisti, trafficanti di droga e avventurieri della notte, nella fumosa penombra di un vecchio film noir, al ritmo incalzante di una calda suite jazz.

Commento:
Il giornalista free-lance, protagonista del romanzo, non ha volto e non ha nome, ma non ne ha bisogno. Voce narrante del testo, esprime se stesso nei suoi pensieri, nelle sue considerazioni, osservazioni e comportamenti: è precario per vizio, metropolitano per vocazione, sfaccendato e bighellone, ma probo con la penna. Fonte fruttuosa di immagini e di pensieri bizzarri che eccellono di humour cinico e sarcastico, giunge, nella sua ironia, attraverso le sue freddure, a essere divertente, gogliardico, quasi buffo, quasi leggero.
Il protagonista si muove, dai bassifondi ai quartieri alti, in una giostra caleidoscopica di personaggi molteplici e variegati che sfaccettano il romanzo. Incontra redattori di giornali, colleghi giornalisti, croniste rosa in uffici rosa, redattrici di posta, amici commissari, sbirri, barboni, brutti ceffi, ex detenuti, avvocati, femmes fatales, pittori, critici d'arte, barmen, e soprattutto cadaveri: inciampa, si imbatte e incappa in morti ammazzati, improvvisandosi detective amatoriale.
"Dov'è Eric Liljencrone?", quattro parole ben tracciate in una lettera anonima aprono l'investigazione; una triade artistica: "È proprio così. La santa trinità: un mercante d'arte, un critico e un artista." dipinge il romanzo.
Dan Turèll, autore del libro, attraverso una scrittura allo stesso tempo logica e ribaltante, risulta divertente, frizzante, sù di giri, seppure al punto giusto, mi ha offerto un romanzo fresco, tra il chiaroscuro del genere noir e il bagliore del genere giallo. Pennella una composizione cromatica dall'andamento fluido, ma dal colore brillante, a cui fa da cornice la nordica Copenaghen nel mese di marzo: "era uno di quei giorni in cui sembrava di poter vedere da un capo all'altro della città, o da un capo all'altro della propria vita, secondo la direzione in cui si punta il canocchiale.".
Suddiviso in tre capitoli, corrispondenti nel romanzo a tre giorni di marzo, "Assassinio di marzo" fa parte di una serie di dodici gialli che hanno come protagonista il suo variopinto giornalista senza nome: giallo d'autore, meglio, giallo d'artista.
(Valentina Macor)



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